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Matteo Salvatore-Teche Rai (15)

Le partecipazioni alla TV italiana del grande interprete di Apricena

Con alcune assolute rarità, quali una breve esibizione al Teatro Petruzzelli di Bari del 1957, le trasmissioni televisive con il grande interprete di Apricena, l'autore più atipico e irregolare della musica popolare pugliese, sia per il suo particolare rapporto con la tradizione, sempre filtrato da una fortissima personalità, sia perché entrato precocemente in contatto, a metà degli anni '50, con l'industria discografica e il mondo dello spettacolo. Dotato di una voce estremamente duttile e di uno stile chitarristico sobrio ed elegante, di lui non si può parlare né come di un esponente della tradizione né come di un cantautore "colto". È stato, piuttosto, un singolarissimo poeta e cantastorie di vicende di miseria nera, amore e sopraffazione che affondano le radici nel Gargano della sua infanzia.

  • Genere Audio

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    La trasmissione radiofonica e televisiva Voci e Volti della fortuna, di Lino Procacci e Gianfranco Bettetini, era abbinata alla lotteria di Capodanno e si presentava come un torneo a squadre tra le regioni italiane con selezioni organizzate dall’ENAL. Il pubblico poteva esprimere preferenze inviando delle cartoline-voto vendute assieme ai biglietti della lotteria. 
    Il filmato, in bianco e nero, riguarda la nona giornata nella quale si sfidano il Venetoe la Puglia, presentate rispettivametne da Enzo Tortora e Silvio Noto. Terminata la prima parte riservata al Veneto, Silvio Noto offre una panoramica sull’arte e sulla storia della Puglia: scorrono disegni di trulli e gli affreschi del sipario del Teatro Petruzzelli di Bari. Dopo l’accenno del presentatore alla festa della Vidua Vidua, durante la quale si benedice il mare, Matteo Salvatore esegue Quant’è bellu lu primme ammore (Abbasce alla marina), con la chitarra utilizzata anche come strumento di percussione, mentre, alle sue spalle, attori/pescatori cuciono i tradizionali cesti per la pesca. Terminata la canzone, la voce narrante si sofferma su alcuni aspetti storici della regione, sull’importanza che ebbero i marinai, sulla bellezza dei castelli pugliesi, mentre stampe della città di Brindisi e foto del castello di Lucera scorrono sullo schermo. 
    Il riferimento ai marinai ed al mare prepara la strada al secondo brano di Matteo Salvatore, che inizia con il segmento recitato del brano Il pescivendolo e prosegue allegramente con Lu limone. Il cantante durante l'esibizione si dondola con il corpo, solleva la chitarra dalla gamba dov’era appoggiata, mentre i pescatori dietro di lui riparano una rete da pesca. La descrizione delle bellezze della Puglia termina con le immagini del Duomo di Trani, del pozzo barocco nel cortile del Palazzo del Seminario di Lecce e dei vestiti di Gravina. 
    Silvio Noto, finalmente, presenta Matteo Salvatore, chiamandolo il “menestrello d’Apricena”, e lo invita a cantare un altro pezzo come saluto ai telespettatori e d’incitamento alla squadra della Puglia: Salvatore esegue così la melodia quattrocentesca Le stoppie e i fuochi, dopo una rapida presentazione del brano.

     

  • Durata 1:41:03
  • Luogo Mestre (Teatro Corso)
  • Provincia Venezia
  • Regione Puglia
  • Esecutore Matteo Salvatore: chitarra e voce
  • Autore RAI

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Cronache del cinema e del teatro era un programma culturale di vasto respiro popolare, in onda sul Secondo Canale. Il filmato, in bianco e nero, è ambientato nel teatro nel quale Enzo Iannacci sta replicando il suo spettacolo “Vengo anch’io, no tu no”. 
    Viene intervistato Franco Fortuna, l’organizzatore della tournée negli USA ed in Canada di Folkitalia, uno spettacolo di canti popolari (con partenza dall’Italia il 16 maggio 1966) con la regia di Aldo Trionfo e la partecipazione straordinaria del concertista Giuseppe Anedda assieme ai nomi più noti del folk revival italiano (Otello Profazio, Matteo Salvatore, Gabriella Ferri e Caterina Bueno), al fine di rappresentare il variegato panorama del folklore musicale italiano. 
    La voce narrante riferisce come verrà strutturato lo spettacolo ed i temi dei brani presentati, di cui i cantanti forniscono degli esempi eseguendone alcuni. Il primo brano di Matteo Salvatore è Quant’è bellu lu primme ammore (Abbasce alla marina), cantato insieme ad Adriana Doriani. Eseguono il brano in modo vivace e Matteo Salvatore lo rende ancora più divertente ornandolo con gesti e buffe espressioni facciali. Il secondo brano, che i due cantano, è la nota ballata pugliese molto legata alla terra contadina, Le mele (Mo vè la bella mia da la muntagna).

    Data: 1966

     

  • Durata 11:58
  • Luogo Roma (Teatro Cometa)
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra, Adriana Doriani: voce
  • Autore RAI

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Il Cantagiro era una gara canora promossa da Ezio Radaeli sulla falsariga del Giro d’Italia e si svolgeva in tappe durante le quali i cantanti che si esibivano, divisi in gironi, erano valutati ogni sera da giurie popolari, scelte tra il pubblico delle città ospitanti: solo la tappa finale era trasmessa su RaiUno. A fronte della notorietà che ne ricavavano, i cantanti dovevano esibirsi gratuitamente e rendersi disponibili a incontri con il pubblico, facilitati anche dal loro arrivo in città in macchina decappottabile. 
    L’edizione del 1969, presentata da Nuccio Costa, Dany Paris e Johnny Dorelli, fu vinta da Massimo Ranieri con Rose rosse per te. Il filmato si riferisce all’ultima tappa, quella finale, nella quale Matteo Salvatore ed Adriana Doriani si esibiscono subito dopo Bruno Lauzi nel girone C, dedicato alla musica folk che era esclusa dalla gara per la vittoria finale. Siamo nel 1969, nel pieno della contestazione giovanile che coinvolse anche Il Cantagiro e Matteo Salvatore è accolto sul palco da una selva di fischi che non solo proseguono mentre interpreta Lu suprastante ma si intensificano durante la recitazione dell'incipit da parte di Adriana Doriani. Al termine della canzone Salvatore saluta il pubblico con un inchino ed accennando ad un sorriso.

     

  • Durata 06:40
  • Data Sabato, 12 Luglio 1969
  • Luogo Recoaro Terme (Fonti Centrali)
  • Provincia Vicenza
  • Regione Veneto
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra, Adriana Doriani: voce
  • Autore RAI

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Quindici minuti con…, era un programma della Rai con spazi monografici di un quarto d'ora dedicati ad un determinato cantante. 
    Il programma comincia con una voce narrante che recita l’incipit del brano Lu soprastante, mentre la telecamera insiste su alcuni dettagli della scenografia dello studio che hanno forti legami con i temi dei brani (grate sui muri senza finestre ad indicare probabilmente la condizione di oppressione – le scale che indicano la fatica - anfore e bicchieri ad indicare l’acqua). Al termine del recitato l’inquadratura si fa più ampia ed una luce rischiara la sagoma, oscurata sino a quel momento, di un uomo con la chitarra seduto su una sedia accanto al tavolino. Matteo Salvatore canta in evidente playback insieme ad Adriana Doriani, che entra in scena per cantare il ritornello. Lu soprastante nasce dalla sua esperienza di bracciante, si concentra sulla figura del sorvegliante ed il suo inumano diniego alla sete di chi, lavorando incessantemente sotto il sole, chiede un sorso d’acqua: con questo canto Matteo Salvatore ed Adriana Doriani parteciparono al Cantagiro del 1969
    Al termine del brano, la presentatrice, Agla Marsili, legge una frase dedicata a Matteo dallo scrittore Franco Antonicelli e ripercorre alcune tappe della sua carriera. Il secondo brano, che Matteo Salvatore esegue da solo, è La cometa (L’aquilone) del quale Adriana, senza essere inquadrata, illustra il significato. Dopo una scenetta montata tra Adriana ed Agla, sul carattere “popolare” delle canzoni di Matteo Salvatore che parlano della sua gente e della sua terra, viene eseguita la ballata popolare I Maccheroni (U nannache gigì): in una delle sue ultime apparizioni in pubblico, al Teatro Ariston di Foggia nel 2004, Matteo Salvatore duettò su questo stesso brano con con Vinicio Capossela. 
    Il quarto brano La siccità, di cui Adriana recita i primi versi, conserva fortemente le radici rurali pugliesi, la mistura di dolore e speranze perdute a causa della miseria, della terra impietosa e della malattia percorrono tutta la melodia.

     

     

  • Durata 20:57
  • Data Sabato, 12 Luglio 1969
  • Luogo Recoaro Terme (Fonti Centrali)
  • Provincia Vicenza
  • Regione Veneto
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra, Adriana Doriani: voce
  • Autore RAI

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Storie dell’emigrazione era un programma televisivo in cinque episodi, diretti da Alessandro Blasetti, e ispirato al racconto Il lungo viaggio di Leonardo Sciascia: ogni puntata era introdotta da un brano di musica popolare pertinente agli argomenti affrontati. 
    La prima puntata è introdotta dallo stesso Blasetti che, mentre scorrono immagini d'epoca di emigranti, indica i documenti di cui si è avvalso per realizzare il programma: film, musica, dipinti, inchieste televisive, registrazioni d’epoca, ricostruzioni cinematografiche, racconti di scrittori, il tutto montato senza nessuna cornice unitaria al fine di far emergere, dalla pluralità delle voci coinvolte, la drammaticità di un'esperienza collettiva che ha interessato diverse generazioni di italiani. 
    Subito dopo la sigla, ci si trova catapultati in una carrozza di terza classe: lo spazio è ristretto, le persone dormono sui sedili di legno, altre si tengono la testa tra le mani. Seduto accanto ad Adriana Doriani, Matteo Salvatore, con una giacca usurata, esegue alla chitarra Prima, seconda, terza qualità. Otello Profazio, seduto davanti ai due, ripete in italiano i versi della canzone, spiega le tre qualità di pasta (fior di farina, farina e crusca) destinate alle diverse classi sociali ma con i più poveri che hanno difficoltà a procurarsi anche la terza qualità di pasta.  Otello Profazio prende poi la chitarra di Matteo e comincia a cantare la sua Ballatella contro i Borboni, coinvolgendo anche i presenti. 
    Il vero nucleo dell’episodio inizia con le immagini della vittoria di Calatafimi narrata da Blasetti e con le scene del Consiglio della Corona, tratte dal film "1860 (La fine dei Borboni)", del 1970, per la serie "I giorni della storia", diretto dallo stesso Blasetti e prodotto da Universalia Film. Segue la testimonianza dello scrittore e pittore Carlo Levi sul suo soggiorno in Basilicata, vengono inquadrate alcune sue opere, cinque pannelli rappresentanti la Basilicata, esposte a Torino durante la Mostra delle Regioni "Italia 61" in occasione del centenario dell’Unità. Levi racconta della condizione inumana del mondo contadino lucano, dei lavoratori sottopagati e sfruttati che mai mancavano di riverire il loro signore con il bacio della mano. La sua testimonianza ricorda molto la canzone di Matteo Salvatore Padrone mio ti voglio arricchire. Il filmato termina con scene cinematografiche sull’attività dei briganti, da alcuni considerati crudeli masnadieri e da altri patrioti, e riflessioni sulla scelta che la miseria imponeva alla popolazione del Sud: diventare "o briganti, o emigranti".

    Data: 1972

  • Durata 16:06
  • Luogo Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra, Otello Profazio: voce e chitarra
  • Autore Alessandro Blasetti

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Anche la seconda puntata del programma inizia in una carrozza di terza classe di un treno d’epoca dove, tra gli altri passeggeri, Otello Profazio, seduto davanti ad Adriana Doriani e Matteo Salvatore, esegue A lu me’ paisi, mentre Matteo ripete in italiano i versi della canzone calabrese. 
    Segue un'altra canzone eseguita con un chitarra e cantata da due uomini: è un canto tradizionale mantovano del 1877 sull’emigrazione e, al termine del brano, mentre scorrono stampe d’epoca raffiguranti il Parlamento italiano, Blasetti introduce l'argomento della puntata dedicata alla legge Crispi del 1888 e, più in generale, alle misure legislative adottate per regolamentare il fenomeno dell'emigrazione. 
    La puntata si conclude con la testimonianza di un missionario scalabriniano che racconta ciò che ha visto e vissuto in Brasile.

     

  • Durata 11:03
  • Data Giovedì, 25 Maggio 1972
  • Luogo Roma
  • Provincia Rom
  • Regione Lazio
  • Esecutore Otello Profazio: voce e chitarra, Matteo Salvatore: voce
  • Autore Alessandro Blasetti

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Anche la terza puntata, dedicata all’emigrazione in America, dopo alcune riprese d'epoca, comincia in una carrozza di terza classe di un treno, nella quale Otello Profazio canta una canzone sull’emigrazione. Subito dopo viene inquadrata la mano di Matteo Salvatore che esegue un delicato arpeggio con la chitarra per cantare, assieme ad Adriana Doriani, Nostalgia di un emigrante. L’esecuzione è la rappresentazione del dolore della povera gente costretta a lasciare il proprio paese: nella malconcia carrozza, Matteo Salvatore, vestito poveramente, canta con enfasi d’interminabile tristezza, mentre Adriana Doriani, con un fazzolettone sul capo, canta con lo sguardo perso nel vuoto. Ogni verso cantato da Matteo viene tradotto in italiano da Otello Profazio.

     

  • Durata 07:34
  • Data Giovedì, 01 Giugno 1972
  • Luogo Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra, Adriana Doriani: voce, Otello Profazio: chitarra e voce.
  • Autore Alessandro Blasetti

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Il filmato parte con il ciak (sul quale è scritto “Poeti, presentatori”), mentre la trasmissione si avvia con il regista De Santis e Giggetto “er Pescatore” che, seduti al tavolino di un bar all’aperto, parlano di Matteo Salvatore, ripercorrendo alcune fasi della sua vita: dall’arrivo a Roma, dove viveva tra i “baraccati”, alle sue prime esibizioni come interprete della canzone napoletana e la successiva “conversione” al repertorio della sua terra. 
    Segue una successione di interviste ai passanti, colti per lo più nei pressi di piazza Navona, per verificare quanti lo conoscano e quale il loro apprezzamento. Più pregnante la testimonianza di Franco Antonicelli che, da un attico romano, spende parole d’affetto e stima per Matteo, ricordando il tratto quasi “omerico” della sua iniziazione alla canzone, avviata accompagnando un violinista cieco del suo paese. Seduto su una panchina, il regista Alessandro Blasetti si sofferma sulla collaborazione avviata per “Storie dell’emigrazione” ritenendo “Salvatore la nota più vibrante, più alta, musicalmente, di tutta la trasmissione”. Nel filmato non ci sono interventi diretti di Salvatore che compare mentre si allena con il suo cane.

    Data: incerta

     

  • Durata 05:51
  • Luogo Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Autore Non identificato

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Il filmato, in bianco e nero, comincia con un una ripresa realizzata per ORE 13, nella quale Giggetto "er pescatore” ed il registra Giuseppe De Santis si raccontano come hanno conosciuto Matteo Salvatore. Achille Millo e Matteo Salvatore vengono inquadrati per pochi secondi in uno studio televisivo che guardano divertiti il video con le interviste a gente comune, Franco Antonicelli e Alessandro Blasetti ai quali si pone la domanda: “chi è Matteo Salvatore?”. Tutto si concentra su una messa in scena che vuole l’accordo, tra il regista Gian Domenico Giagni ed il presentatore Achille Millo, di registrare lo speciale su Matteo facendogli credere di star semplicemente provando per la registrazione. Matteo ovviamente era perfettamente al corrente della verità recitando, per gran parte del tempo, la parte dell’ignaro. Probabilmente solo nella parte finale il cantante è davvero inconsapevole della registrazione, quando racconta dell’esperienza al Cantagiro nel 1969 e delle ragioni (apolitiche) che secondo lui hanno determinato quel fallimento. Rivela come ha organizzato il suo riscatto: stanco di essere continuamente fischiato, compose una ballata dileggiante la manifestazione, che eseguì sul palco nella tappa canora a Follonica vestito da capellone-pagliaccio, cosa che gli fece guadagnare il consenso del pubblico. Mentre il presentatore Millo spiega i motivi della ripresa “a tradimento”, Matteo Salvatore canta Gira gira il mondo và. Nell’intenzione di voler tracciare la storia dell’artista, il presentatore chiede di “provare” un brano legato all’infanzia: Matteo Salvatore sceglie di eseguire La cometa (L’Aquilone) e, con Adriana Doriani, Don Nicola si divertePrima, seconda, terza qualità viene cantata dopo una sintetica spiegazione di Matteo delle tre diverse qualità di pasta consumate dalle rispettive classi sociali. Il quarto brano, La pezzetta de zucchero doce, è cantato da Marina Pagano, accompagnata da Matteo Salvatore alla chitarra: è una ninna nanna che racconta del dolore di una mamma che non ha più latte per il figlio, al quale riesce a dare un pò di sollievo soltanto con un pò di zucchero, diluito su una pezza bagnata, che le era stato dato da un mendicante. Su consiglio di Adriana Doriani, che si unisce al canto, Matteo esegue poi una canzone d’amore, Le mele (Mo vè la bella mia da la muntagna). Il sesto brano è Padrone mio ti voglio arricchire, uno dei più ispirati e famosi canti di denuncia sociale di Matteo Salvatore che, proseguendo su questa linea, assieme ad Adriana Doriani interpreta Lu soprastante, di cui Achille Millo legge la parte recitata. La trasmissione si chiude con La notte è bella, introdotta da Matteo Salvatore con una dichiarazione d'amore per la sua terra.

    Data: 1972

  • Durata 55:53
  • Luogo Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Esecutore Matteo Salvatore: chitarra e voce, Adriana Doriani: voce
  • Autore Gian Domenico Giagni

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Il ClubTenco è stato fondato nel 1972 a Sanremo su iniziativa di Amilcare Rambaldi, con il fine di promuovere e sostenere la canzone d'autore italiana ed internazionale. Tra le tante attività, quella nata nel 1974 e abitualmente chiamata "Premio Tenco", già "Rassegna della canzone d'autore", è indubbiamente la più famosa. 
    "Cantautore dove vai" riguarda la quinta edizione del Premio nella quale si dava un grande spazio alle "lingue minoritarie", alla ricerca di possibili relazioni tra musica popolare e musica d'autore: dialetti e canti sociali costituirono la peculiarità di quell'edizione alla quale parteciparono, oltre ai più grandi cantautori italiani, da Paolo Conte a Francesco Guccini, il piemontese Roberto Balocco; Pierangelo Bertoli, che scrisse varie canzoni in modenese; Sergio Alemanni, l’occitano Frederic, Franco Madau con il suo popolo sardo insorgi ed infine Matteo Salvatore in rappresentanza della Puglia. 
    Matteo Salvatore si esibisce dopo Gino Paoli e Pino Daniele e, con la chitarra, esegue Lu furastiero. Il critico musicale Sesto Passano ritiene che Matteo Salvatore rappresenti la più alta evoluzione della musica popolare. Il brano Lu furastiero venne inciso in "Il lamento dei mendicanti" e ne "La Puglia di Matteo Salvatore", mentre Giovanna Marini ne fece una reinterpretazione in "Controcanale 70".

     

  • Durata 46:58
  • Data Domenica, 01 Ottobre 1978
  • Luogo Sanremo, Teatro Ariston
  • Provincia Imperia
  • Regione Liguria
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra
  • Autore Roberto Capanna, Giovanni Governi

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Prima puntata di un numero speciale, intitolato “Alla ricerca della canzone folk”, del programma televisivo “Adesso Musica!” condotto da Vanna Brosio e Nino Fuscagni dal 1972 al 1976. 
    L’introduzione di una monetina nel Jukeboxe Wurlitzer fa partire l’allegra sigla che accompagna, inizialmente, riprese di vita quotidiana alle quali vengono accostati, anche in maniera ironica, strumenti di riproduzione del suono (radio, registratori ecc..). La sigla, di primo acchito alquanto bizzarra, in realtà si accorda con il titolo di questo numero speciale svelando anche i contenuti che lo caratterizzano, soprattutto quando vengono ripresi i presentatori che, con registratori e microfoni alla mano, fingono d’intervistare e registrare i passanti, turisti e giovani che suonano. 
    Durante la trasmissione, da giugno ad agosto, la Rai aveva aperto un concorso per ricercare il folklore italiano, quindi i telespettatori potevano inviare alla redazione musiche e canti, poco conosciuti o inediti, su nastro magnetico oppure inviando semplicemente la trascrizione della musica e dei testi. La giuria (composta dall’etnomusicologo Diego Carpitella, dal folklorista Paolo Toschi, dallo scrittore Alberto Bevilacqua, dall’antropologo Antonino Uccello, dal poeta e critico letterario Giorgio Caproni, dall’antropologo Tullio Tentori, dall’etnomusicologo Luigi Colacicchi, da Pier Giorgio De Florentis e dal produttore discografico, nonché scrittore e giornalista, Adriano Emilio Mazzoletti) scelse dieci vincitori, segnalando alcuni canti esclusi dalla top ten, tra i 12.000 brani inviati su nastro magnetico ed 8.000 su carta. 
    Nel corso della puntata vengono presentati i brani selezionati dalla giuria, eseguiti da artisti come Otello Profazio, Caterina Bueno, Pietro Madau, il Duo di Piadena ecc.. con intermezzi di danza. Il brano vincitore del concorso è un motivo popolare del Gargano Bella mia c’hamm a spusà, di autore anonimo, che Matteo Salvatore canta in piedi accompagnandosi con la chitarra. 
    Matteo Salvatore esegue poi Vola e và, nun tenime da magnà, cantata con larghi movimenti della testa come a dire no, e Lu Soprastante, entrambe segnate da un ritmo incalzante verso il finale.

     

  • Durata 06:34
  • Data Domenica, 17 Dicembre 1972
  • Luogo Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Puglia
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce e chitarra
  • Autore Adriano Emilio Mazzoletti: ideatore, Stefano De Stefani: regista

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Seconda puntata di una trasmissione dedicata ai vent'anni del celebre locale fondato da Gian Carlo Cesaroni che inizia con un una ripresa confusa a mezzo piano di Archie Savage nel locale, meglio messo a fuoco quando si alza per cantare accompagnato all’organo da Mario Schiano. Sul palco sale anche Eddie Hawkis, fondatore del gruppo “The Folkstudio Singers”, uno dei più importanti gruppi gospel italiani, che con la chitarra avvia l'esecuzione di un brano che apriva ogni loro concerto. 
    Sotto il palco, con un tamburello a sonagli, Ronnie Hawkis è raggiunto da Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Pietro Petrangeli con la chitarra ed il compositore inglese Francis Kuipers. Durante questa particolare “sigla”, a cui partecipa anche il pubblico cantando e battendo le mani, scorrono sullo schermo i nomi di tutti i partecipanti, anche quelli non ancora presenti sul palco: Gato Barbieri, Clebert Ford, Ernesto Bassignano, Francesco Guccini, Otello Profazio, Giovanna Marini, Matteo Salvatore ed il Canzoniere Internazionale (Alessandro Giandonato, Patrizia Nasini, Roberto Ivan Orano e Oretta Orengo). 
    Mentre la voce narrante riassume il contenuto della prima puntata dedicata al contesto sociale, politico e musicale nel quale si è sviluppato il Folkstudio nel 1960, viene ripreso Eddie Hawkis con giovani frequentatori del Folkstudio sugli scalini della fontana di Santa Maria in Trastevere. 
    Seguono scene di una cena in trattoria e, infine, si avvia l'esecuzione di spiritual come “Kumbaya my Lord”, per mettere in risalto il carattere “alternativo” del locale le cui proposte variavano dal dal rock al gospel, dal jazz alla musica popolare e che anche per questo sarebbe diventato ben presto un punto di riferimento per appassionati, artisti ed intellettuali. 
    Sul palco del Folkstudio si esibisce poi Giovanna Marini alla chitarra nella ballata “Lu cacciaturi Gaetano”, eseguita velocemente come uno scioglilingua. La voce narrante spiega come dal 1962 si ebbe una recrudescenza d’interesse verso la musica popolare e di come Giovanna Marini, Caterina Bueno ed Otello Profazio ricercarono i canti popolari riproponendoli al pubblico in modo più o meno arrangiati. La Marini racconta brevemente le emozioni vissute al Folkstudio, del suo tentativo di scrivere canzoni popolari spacciandole per autentiche per comprendere, infine, che non doveva inventare ma, semmai, ricercare. 
    Subito dopo Matteo Salvatore, in piedi al centro del palco, recita l’Incipit de “Il Bando del Podestà” e “Fijete-Fijete –Fijete” suonando la buccina. Diversamente dalle altre esecuzioni di quest’opera, Matteo si dilunga spiegando bene perché la nascita di una femmina non costituiva fonte di guadagno per la famiglia dove in compenso spesso si dava il nome di Benito ai figli maschi. 
    Imbracciata la chitarra e sedutosi sul bordo del palco, Matteo Salvatore comincia a raccontare episodi della propria infanzia a introduzione della canzone “Don Nicola si diverte”. 
    Successivamente Otello Profazio, seduto sulla sedia rossa (simbolo del locale) e con la chitarra in braccio, racconta la sua esperienza al Folkstudio, la passione per il sud e l’attenzione dedicata alla questione meridionale che caratterizzava le scelte culturali del locale tanto che, proprio al Folkstudio lui stesso, che fino ad allora si era limitato a ricercare e riproporre, si era avviato alla composizione di brani originali ispirati sempre alla tradizione: e come esempio cita ed esegue “La Leggenda di Colapesce”.
    Di nuovo la Marini racconta della sua scoperta della canzone politica (e cita tra tutte "Il canto delle filandere") alla quale, grazie proprio al Folkstudio, si era mostrato molto sensibile anche il pubblico. Segue un frammento di un'esibizione del Canzoniere Internazionale che esegue “Siam del popolo gli arditi” con flauto traverso e chitarra e, subito dopo, Giovanna Marini, accompagnandosi con la chitarra, canta il “Lamento per la morte di Pasolini”.

  • Durata 29:50
  • Data Domenica, 04 Gennaio 1981
  • Luogo Trastevere, Roma
  • Provincia Roma
  • Regione Lazio
  • Esecutore Giovanna Marini: voce e chitarra, Matteo Salvatore: voce e chitarra, Otello Profazio: voce e chitarra, Canzoniere internazionale: voci, chitarra e flauto traverso
  • Autore Gian Carlo Cesaroni, Roberto Capanna

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Puntata pugliese della serie "Italia, il cuore e la memoria" di uno dei più importanti cineasti francesi, esito di una coproduzione RAI/Tele Hachette/RTSI che si configura come un poetico viaggio nei luoghi più emblematici della regione, dal Salento alla Murgia, dal Gargano al Tavoliere, il tutto ornato da voci narranti che non presentano tanto la morfologia dei luoghi, quanto le sensazioni che ne scaturiscono alla vista, esaltate da pertinenti commenti musicali.  
    Si comincia narrando l’importanza del mare, mentre appaiono le vedute di Castro e del canale d’Otranto, a cui viene associato “Lu rusciu de lu mare”, cantato a ninna nanna dal Canzoniere Grecanico Salentino. Dal mare si passa a scene bucoliche al termine delle quali il Canzoniere esegue anche una pizzica con sole voci e tamburello.
    Dopo la Sonata per flauto di Saverio Mercadante, compositore pugliese, durante la quale scorrono immagini dell’abbandonata Villa rurale di Scrasceta (Nardò), viene ripreso un gruppo mentre balla una pizzica, spesso i ballerini si prendono le mani ed alternano la presa, sino al momento della tarantata. A una tarantata, chiamata Concetta, sono rivolte le domande che ricorrevano durante l'esorcismo. 
    Seguono particolari della città di Lecce, gli affreschi ed i canti delle benedettine del convento attiguo alla chiesa di S. Giovanni Battista. Matteo Salvatore, con un cappuccio rosso di stoffa fina ed una tunica di canapa, canta con la chitarra “Lu monaco cercatore”. 
    I paesaggi della Valle d’Itra e la veduta di Ostuni precedono Roberto Murolo che, con la chitarra, esegue una ballata composta dal compositore pugliese Giovanni Paisiello. Seguono scene di un funerale, sfilano uomini con cappucci bianchi e mantelle nere, mentre una donna, la signora Graziella, canta privatamente il lamento “Aggiu saputo che faci visetu”. 
    Alle precedenti immagini si contrappone una vivace quadriglia di un gruppo folkloristico, poi la riva di Barletta ed il lungomare di Bari con il canto “Simm Baris”. Il viaggio prosegue con soste nella Basilica di San Nicola, il Castello del Monte e Monte S. Angelo sul Gargano arrivando sino al mare, dove Matteo Salvatore esegue, ancora in tenuta da monaco con corda alla vita, “Il pescivendolo” senza il recitativo iniziale. 
    Il terzo brano è recitato: Matteo Salvatore, in tenuta monastica, armato di una bucina che suona alla maniera dei banditori, recita “Il bando del Podesta’” e continua con un altro recitativo conosciuto come “Fijete, fijete, fijete”. 
    Il filmato termina con scene relative all'urbanizzazione e industrializzazione, accompagnate dalla fisarmonica di Peppino Principe.

     

  • Durata 51:09
  • Data Lunedì, 16 Febbraio 1981
  • Luogo Salento - Murgia - Gargano - Tavoliere
  • Regione Puglia
  • Esecutore Matteo Salvatore: voce, chitarra e bucina, Roberto Murolo: voce e chitarra, Peppino Principe: fisarmonica; Canzoniere Grecanico Salentino
  • Autore Frédéric Roussif

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Un estratto dalla rubrica Tis-Impariamo ad imparare: esperimenti di scuola elementare, un'interpretazione del Lamento dei mendicanti con versi inediti rispetto alle versioni più note dello stesso testo. Salvatore percorre le strade di un paese e incontra un gruppo di bambini, ai quali rivolge gli ultimi versi del brano.

    Data: 1971

  • Durata 02:59
  • Luogo Puglia
  • Regione Puglia
  • Autore servizio Tg