Fondo Pietrucci (154)
Una sistematica rilevazione sul campo sulle diverse forme dell’espressività popolare, dai canti delle filandaie agli ultimi cantastorie marchigiani.
Iniziata nel 1968 e svolta, in forma più sistematica, dal 1976 al 2000, la ricerca sul campo di Gastone Pietrucci si è da subito orientata verso le forme più rilevanti dell’espressività popolare nelle Marche, privilegiando in particolare i gruppi spontanei di canti rituali di questua, dalla Pasquella al Cantamaggio, la tradizione della filanda e gli ultimi cantastorie marchigiani. La ricerca si è concentrata in particolare nell’anconetano (Monsano, Jesi, Chiaravalle, Arcevia, Fabriano, Polverigi, Montecarotto, Ripe, Filottrano, Santa Maria Nuova, Ancona, Mergo, Monte San Vito, Montemarciano, Staffolo, Belvedere O., Cupramontana, Numana, Camerano, Castelplanio, Collegiglioni di Fabriano, Rosora, Monteroberto, San Marcello, San Paolo di Jesi, Serra San Quirico, Sirolo ), nel maceratese (Petriolo e Corridonia, Apiro, Appignano, Macerata), con più circoscritte incursioni nella provincia di Ascoli Piceno (Montegiorgio).
Il fondo si sviluppa per quasi 300 ore di registrazioni, sulle quali sono state avviate le preliminari azioni di riversamento conservativo.
Canti della filanda e altre storie (74)
Registrazioni realizzate tra il 1976 e il 1977, in diversi comuni dell’anconetano e uno sconfinamento a Spoleto, seguendo una narrazione tutta al femminile, con la prevalenza di canti narrativi su una ricca varietà di forme espressive della tradizione.
La Famiglia Bolletta (44)
Il variegato repertorio di una famiglia, tra canti narrative e stornelli, canti religiosi e satirici, con testimonianze attorno ai contesti sociali e le occasioni di festa e di lavoro, oltre che a pratiche alimentari e credenze magiche, e una vasta serie di indovinelli e filastrocche.
Tra organetti e saltarelli (35)
L’uso dell’organetto in varie forme di canto e danza tradizionale delle Marche, dal saltarello alla castellana, dalla gallinella alle pasquelle, alternate spesso a forme monostrofiche, sia cantate sia recitate, che attingono per lo più dal repertorio degli stornelli per il lavoro.