Fondo Roberto De Simone (142)
Una magistrale indagine sui repertori popolari
Roberto De Simone nasce nel 1933 a Napoli dove studia pianoforte e composizione presso il Conservatorio di musica "S. Pietro a Majella". Abbandonata la carriera concertistica, intrapresa assai precocemente fin da giovanissimo (memorabile il suo debutto, a quindici anni, con il Concerto in Re min. K 466 per pianoforte di Mozart, nella Sala Scarlatti del conservatorio napoletano), si dedica pienamente all'attività di compositore, etnomusicologo e regista.
I suoi studi e ricerche nel campo della storia musicale hanno condotto a numerose revisioni critiche e regie di spettacoli che hanno rappresentato le tappe fondamentali di un lungo percorso di esplorazione e valorizzazione del repertorio sei-settecentesco di scuola napoletana.
Le indagini sul terreno, gli studi antropologici ed etnomusicologici sulla musica, la danza e il teatro tradizionali della Campania sono confluiti in numerosi volumi e dischi che rappresentano tuttora un riferimento fondamentale per la piena comprensione del complesso e ricchissimo tessuto culturale della regione. Questi alcuni dei volumi più significativi: Chi è devoto (ESI, Napoli 1975), Carnevale si chiamava Vincenzo (con Annabella Rossi, De Luca, Roma, 1977), Il segno di Virgilio (A. A. S. T. di Pozzuoli, sez. "Puteoli: studi di storia antica", 1982), La tarantella napoletana ne le due anime del Guarracino (Benincasa, Roma, 1992), Fiabe Campane (2 voll., Einaudi , Torino, 1994), Il presepe popolare napoletano (Einaudi, 1998), La cantata dei pastori (Einaudi, 2000); ha curato una recente edizione di Lo cunto de li cunti. Nella riscrittura di Roberto De Simone (da G. B. Basile, Einaudi, 2002). Già irrinunciabile, per la qualità degli interpreti, l'originalità e varietà dei generi e repertori documentati, l'imponente antologia discografica La tradizione in Campania (7 lp, EMI 3C164-18431/37, 1979), lo è diventata ancora di più nella più recente edizione in 7 cd allegati al volume Son sei sorelle. Rituali e canti della tradizione in Campania, con l'aggiunta di una notevole quantità di registrazioni di analogo valore che offrono la più ampia rappresentazione delle musiche di tradizione della regione.
Roberto De Simone è inoltre uno dei massimi conoscitori delle intricate e avventurose vicende del teatro napoletano, nella straordinaria pluralità di generi e interpreti che connota questa grande tradizione culturale; così si può dire anche per un'altra espressione tipica, la canzone napoletana, di cui conosce i più nascosti segreti (cfr., tra l'altro: R. De Simone, Appunti per una disordinata storia della canzone napoletana, in "Culture musicali. Quaderni di etnomusicologia", II/3, 1983: 3-40). Su questi argomenti assume particolare rilievo, inoltre, la sua ampia e continua attività di divulgatore su quotidiani e riviste.
Coerentemente con la riflessione antropologica e storico-musicale, Roberto De Simone ha ideato e realizzato celeberrimi progetti musicali e teatrali che hanno impresso una traccia profonda nella cultura contemporanea. Già alla fine degli anni Sessanta, con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, ha imposto una nuova cifra musicale per la presentazione in palcoscenico delle musiche di matrice folklorica, con soluzioni strumentali e vocali - rispetto ai documenti sonori e scritti - che hanno fatto scuola per decenni. Alcuni suoi lavori per il teatro musicale, premiati da uno straordinario successo di pubblico, sono senz’altro rappresentativi di una avvincente interpretazione delle credenze magico-religiose e delle espressioni coreutico-musicali dell'Italia meridionale, assai intrigante sul piano della fruizione e dello spettacolo. Emblematica, in questo senso, risulta La Gatta Cenerentola (la prima rappresentazione al Festival dei due mondi di Spoleto nel 1976), è stata seguita da centinaia di esecuzioni nei teatri di tutto il mondo), tratta dalla sesta favola del Pentamerone di G. B. Basile. Così l'autore si è espresso, ricordando questo testo, che può essere inteso come il suo capolavoro: "Quando cominciai a pensare alla gatta Cenerentola pensai spontaneamente a un melodramma: un melodramma nuovo e antico nello stesso tempo come nuove e antiche sono le favole nel momento in cui si raccontano. Un melodramma come favola dove si canta per parlare e si parla per cantare o come favola di un melodramma dove tutti capiscono anche ciò che non si capisce solo a parole". Lo stesso si può dire per il Mistero Napolitano (Berlino 1978), altra grande opera dedicata ai simboli più nascosti della cultura tradizionale della città e della Campania.
Come compositore, Roberto De Simone ha realizzato, numerosissimi lavori, assai diversi per ispirazione e generi. Si ricordano i principali: L’Opera buffa del Giovedì Santo (Napoli, 1980), Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini (Teatro di San Carlo, Napoli, 1985), Carmina vivianea(Teatro di San Carlo, 1986), Le tarantelle del rimorso (Teatro di San Carlo, 1992), Populorum Progressio (Teatro Mercadante, Napoli, 1994), L'Opera dei Centosedici (Teatro Mercadante, 1996), Eleonora (Teatro di San Carlo, 1999). Inoltre, ha composto le musiche e curato la regia per l'Agamennone di Eschilo, La figlia di Jorio di D'Annunzio, La festa di Piedigrotta di Viviani. Particolare interesse, per la qualità e originalità della scrittura, assumono le musiche composte per il film Quanto’è bellu lu murire acciso di Ennio Lorenzini (David di Donatello per la miglior regia, 1976).
Come regista di teatro lirico ha allestito decine di opere nei maggiori teatri europei: azioni creativa spesso molto avventurose, ma sempre assai attraenti e godibili nella resa in palcoscenico.
Il fondo De Simone, ancora in parte da riversare e catalogare, è da integrare con le numerose registrazioni realizzate, con Annabella Rossi, all'interno delle ricerche sul carnevale e su altri aspetti della cultura popolare campana, come in particolare il culto di San Michele e la devozione alla Madonna delle Galline, nonché con le numerose opere e regie realizzate nel corso degli anni in un originale quanto fecondo rapporto con la tradizione.
Le foto di Mimmo Jodice (52)
Durante le registrazioni allo studio Zeus di Napoli