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Possessione e nascita di un culto (9)

Due documentari dedicati al caso di Giuseppina Gonnella

"Il primo documentario (Nascita di un culto) mi è stato suggerito in parte da quanto avevo visto a Bisaccia, in parte da Annabella Rossi, ricercatrice instancabile. Giuseppina Gonnella era un’analfabeta di Serra d’Arce, una frazione di Campagna, in provincia di Salerno, che per vivere vendeva pomodori. Era molto affezionata al nipote Alberto, un seminarista morto a ventuno anni in un incidente. Per il dolore Giuseppina aveva perso la parola, recuperandola pochi giorni dopo assieme alla convinzione di essere posseduta dallo spirito del nipote che le aveva trasmesso capacità taumaturgiche. Ogni mattina lo spirito del nipote si impossessava della donna, alla stessa ora in cui era morto. Giuseppina si sentiva allora invasa da una forza straordinaria e si trasformava in una predicatrice carismatica che cominciò a richiamare moltissime persone, non solo della zona ma anche da posti più lontani. I fedeli arrivavano a gruppi, stabilendo con il guaritore Giuseppina-Alberto un rapporto molto intenso e coinvolgente. In Nascita di un culto abbiamo girato alcune scene nella casa dove aveva abitato Alberto, un luogo impregnato della sua presenza, ricolmo di ricordi della sua esistenza ai quali si erano aggiunti tantissimi ex-voto. La Chiesa non gradiva molto il propagarsi di questo culto, anche perché la gente cominciava a disertare le chiese per recarsi da Giuseppina. A questi incontri, del resto, si levavano invocazioni alla Madonna e ai santi, in una strana combinazione di paganesimo e cattolicesimo, favorita anche dalle tradizioni religiose della zona, in particolare la venerazione per Sant’Antonino, il nemico di Satana, solitamente raffigurato nell’atto di schiacciare la testa al serpente. Per evidenziare l’incontro tra culture diverse, in Nascita di un culto le vicende di Giuseppina si alternano alla processione di sant’Antonino, mentre ne La possessione compaiono immagini del santo in lotta contro i demoni. […] Alberto era considerato un santo, un mediatore di grazie che poteva intercedere presso Dio per concedere ai fedeli guarigioni e grazie. Un santo che oltre tutto, attraverso la zia, si manifestava quotidianamente. Non meraviglia che in poco tempo il fenomeno si allargasse, richiamando un numero sempre più grande di devoti, al punto che le cerimonie furono spostate in un grande garage, diviso a tre navate come le chiese. I parenti meno ispirati ma sicuramente più pratici, pensarono bene di accogliere i pellegrini, facendo trovare loro tutto quello che poteva servirgli, dal caffè alle sigarette fino anche ad oggettini ricordo o canzoni in onore di Alberto, incise da cantanti celebri come Aurelio Fierro. Il tutto rigorosamente gestito dalla famiglia che raccoglieva anche un gran numero di ex-voto, spesso preziosi. La seconda parte de La possessione, girata in bianco e nero "virato", riguardava per lo più il cosiddetto "segreto", la stanzetta in cui Giuseppina operava le sue guarigioni: un documento davvero importante, ripreso in sinc, con uso frequente dello zoom per evidenziare meglio la trance di Giuseppina. I fratelli mi erano ostili e avrebbero fatto di tutto per impedirmi di riprendere la sorella. Per mia fortuna Giuseppina era come un’attrice, completamente ammaliata dalla macchina da presa, e mi ha sempre trattato con affetto e simpatia. Nel documentario, purtroppo, non sono riuscito a riportare tutto quello che ho visto. Tra l’altro mi sarebbe piaciuto inserirvi un’indemoniata che parlava con voce di baritono, era davvero impressionante sentire il diavolo esprimersi con voce maschile ma con sembianze femminili. Anche in questo caso per me era interessante soprattutto il comportamento della gente che attendeva, febbrile e smaniosa, Giuseppina che cadeva in trance non appena arrivava sul posto. Allora era tutto un alzarsi di mani e invocazioni, grida e preghiere, pianti e speranze. Giuseppina morì nel 1973, in seguito a un colpo di fucile sparatole da un devoto che si sentiva ingannato, non avendo ottenuto quello che desiderava. Appresa la notizia mi precipitai a Serra d’Arce. Arrivai in paese che era buio pesto, un anotte terribilmente tetra in cui non si sentiva neppure una voce, non si vedeva nemmeno una luce. Giuseppina però era già morta".

  • Genere Audio

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Data: 1968

  • Durata 17:06
  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Fotografia: Maurizio Salvatori, musica: Egisto Macchi, testo: Annabella Rossi, produzione: Egle Cinematografica
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Filmato
  • Filmato

  • Descrizione

    Data: 1971

  • Durata 28:00
  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Fotografia: Carlo Alberto Cerchio, montaggio: Giuliana Bettoja, musica: Egisto Macchi, testo: Annabella Rossi, produzione: Nexus Film
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Descrizione

    Data: 1971

  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Descrizione

    Data: 1971

  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Descrizione

    Data: 1971

  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Descrizione

    Data: 1971

  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni

  • Genere Immagine
  • Descrizione

    Data: 1971

  • Luogo Serra d'Arce, frazione di Campagna (Sa)
  • Regione Campania
  • Autore Luigi Di Gianni