Le informatrici descrivono le varie parti dell'altalena e i canti che vi venivano eseguiti, chiamandoli con lo stesso nome: nzammarùchele. Si raccontano anche i contesti e i contenuti del canto, a carattere soprattutto di sdegno amoroso.

Agnese Checchia mostra agli intervistatori come si prepara uno nzammarùchele.

Nzammarùchele fissato ad un gancio sotto la volta del garage di una delle signore intervistate.

Due informatrici che cantano su uno nzammarùchele.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili. La prima intona il verso e la seconda ripete a mo' di eco le stesse parole.

Il canto eseguito viene molto apprezzato dagli intervistatori i quali riscontrano nel testo l'uguaglianza con uno sciambolo di Volturino. L'intervistata sostiene di aver cantato altre canzoni che ora, per il disuso, non ricorda più.

Le intervistate, mentre il marito di una di loro prepara l'altalena, recitano lo nzammarùchele e lo commentano. Si racconta che anni fa, negli anni '40 pressapoco, i ragazzi e le ragazze non potevano dichiarare il proprio amore liberamente: lo nzammarùchele d'amore diventava così uno strumento di dichiarazione dei propri sentimenti.

Due informatrici spiegano a Pierluigi Vannella l'uso e la funzione sociale degli nzammarùchele.

Nzammarùchele cantato da due voci femminili: la prima intona il canto e la seconda risponde ad eco.

Esecuzione di un altro nzammarùchele a due voci femminili alterne.

Due informatrici cantano su uno nzammarùchele.

Nzammarùchele cantato da due voci femminili: la prima intona il canto e la seconda risponde ad eco.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili. Si sente anche il rumore del catenaccio con cui è ricostruita l'altalena.

Durante la discussione su quale canto eseguire ancora, si commentano alcuni testi di nzammarùchele che parlano di bambini che vanno a chiedere le pettole(frittelle salate) ad una signora; questa, gentilmente, ne offre un po’, ma viene interrotta dal marito che uscendo fuori con il mattarello scaccia i bambini.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili. Il canto termina con una risata.

L'intervistatore chiede i dati personali alle informatrici e si parla degli nzammarùchele in generale.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Esecuzione di due nzammarùchele a due voci femminili.

L'intervistatore chiede alle informatrici quando e da chi hanno imparato i canti e in che periodo dell'anno si cantavano.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Due informatrici cantano su uno nzammarùchele appositamente ricostruito.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Esecuzione di uno nzammarùchele a due voci femminili.

Gli intervistatori chiedono di eseguire alcune ninne nanne, Agnese Checchia ne esegue una e poi prosegue l'intervista.

Esecuzione di una ninna ninna.

Gli intervistatori chiedono di eseguire la ninna nanna muovendo la sedia come si faceva una volta. Le informatrici sostengono l'impossibilità di ripetere tale pratica in quanto oggi le sedie sono realizzate con un materiale e una struttura diversa. Agnese riporta alla mente una sorta di filastrocca che veniva recitata ai bambini piccoli per giocare e per perdere tempo. Vengono anche ricordati alcuni giochi che le intervistate facevano da piccole.

Si racconta che molti anni fa, quando l'acqua in casa non c'era, si andava a riempirla alla fontana, che diventava il luogo per incontrarsi con gli amanti.

Le informatrici riportano alla mente alcuni canti eseguiti durante i lavori in campagna come, ad esempio, Vèrda vulìv z vulèv maretà, che però non riescono ad eseguire perché non ricordano bene l'intonazione.

Le informatrici descrivono la situazione di festa che si creava durante l'uccisione del maiale e danno anche alcune ricette su come cucinare le parti del maiale.

Il signor Casasanta spiega la rappresentazione del carnevale che veniva fatta a Biccari, gli intervistatori chiedono anche cosa succedeva in altre occasioni.

L'informatore spiega la rappresentazione del carnevale morto che veniva fatta a Biccari.

L'informatrice esegue una ninna nanna col movimento di sedia.

Gli intervistatori chiedono se vi fossero alcuni canti eseguiti "appresso alla processione del Cristo morto" e chi li cantava. Le informatrici, affermando la presenza di questi canti a Biccari, sostengono che venivano eseguiti dalle donne perché gli uomini in quel periodo (quello della Pasqua) si trovavano impegnati nei lavori in campagna.

Due donne interpretano un canto che veniva eseguito durante la Settimana Santa e altri detti "di segnale".

Si invitano le intervistate ad eseguire un canto funebre, cosa che non vogliono fare, per scaramanzia.

Giuseppina Quartucci esegue "la canzone dei piccioni", un canto abbastanza recente, come dimostra la linea melodica che ricorda la musica di consumo.

Le informatrici ricordano ed eseguono i canti di campagna.

Le intervistate interpretano alcuni canti che venivano eseguiti durante i lavori in campagna.

Interpretazione di canti eseguiti durante i lavori in campagna.

Una delle signore intervistate ripete da sola l'esecuzione del canto Vèrda vulìv zè vò maretà (brano 42).

Esecuzione del canto Lu maritiello di Tony Santagata risalente agli anni Sessanta.

Le informatrici ricordano un cieco che inventava canzoni basate su fatti realmente accaduti.

Esecuzione di un canto.

Le intervistate interpretano alcuni canti che venivano eseguiti per la festa della Madonna dell'Incoronata.

Le intervistate interpretano e spiegano un canto che veniva eseguito in occasione della festa di San Nicola, patrono di Bari.

Due informatrici cantano su uno nzammarùchele appositamente ricostruito.

Due informatrici cercano di ricordare alcuni testi di nzammarùchele suggerendosi l'un l'altra parole chiave funzionali alla rimembranza.

Pierluigi Vannella intervista Carmina Costantina Mansueto e Agnese Checchia.

Le informatrici eseguono uno nzammarùchele.

Le informatrici riprendono l'esecuzione del precedente nzammarùchele, non partendo dall'inizio, ma da dove si erano interrotte (brano 52); in seguito forniscono alcune informazioni sui testi.