Natale Orecchia (25)
Canti, filastrocche e scioglilingua di un bracciante di Minervino Murge
Le registrazioni dei canti (e filastrocche, macchiette e scioglilingua) eseguiti da Natale Orecchia, bracciante e militante comunista, furono consegnate nel 2007 a Giovanni Rinaldi da Angela Tempesta, allora assessore alla cultura del Comune di Minervino Murge. Rinaldi e Tempesta collaboravano nell’ambito delle iniziative del progetto Casa Di Vittorio, che vedeva più Comuni promuovere una sorta di consorzio di sostegno del progetto stesso. La prima idea fu quella di pubblicarle nel sito “Casa Di Vittorio”, in una sezione da dedicare alla cultura popolare bracciantile in Puglia nelle sue espressioni più rappresentative. Purtroppo nel 2008 il progetto si interruppe e questa sezione non fu più realizzata.
Ad Angela Tempesta il CD era stato consegnato dalla signora Maria Orecchia, sorella di Natale, che, anche a nome dell’altra sorella, invitava a dar rilievo pubblico e scientifico a questa raccolta. Non è mai stato individuato, però, il nome del rilevatore di queste registrazioni. I ventiquattro documenti sonori vanno inoltre confrontati e analizzati con quelli raccolti da Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero nel 1978 a Minervino Murge nell’ambito delle ricerche del progetto Archivio della Cultura di Base (vedi Raccolta Minervino Murge). Grande fu il contributo di Natale Orecchia, e della sua formidabile memoria, alla ricerca di Rinaldi e Sobrero, che spaziò dal canto popolare alle approfondite testimonianze sulla storia sociale, politica e culturale del suo paese, soprattutto riguardanti il periodo del secondo dopoguerra. I titoli sono riportati così come proposti nella registrazione originale.
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Descrizione
Ninna nanne la pupe de pezze/ l’ha battezzate la cummara pazza/ lu cumparille jeve de Terlizze/ la cummarelle jeve de Giuvenazze/ Madonne mej e ti dammille ‘nzeine/ e fine’aquann’ vine l’attene dallu muleina/ Madonna mej e ti dammille ‘nbrazze/ e fine ca vine l’attene nj da la chiazza/ la mamme de la zeite e sciute fore/ e sciute a fè nu sacche de premedore/ le premedore so bbune all’ansalete/ tu mangiatille teu ca ste maleta a!
- Durata 01:15
- Luogo Minervino Murge
- Provincia Barletta-Andria-Trani
- Regione Puglia
- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927) bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Descrizione
Scioglilingua diffuso anche nella piana del Tavoliere. Molti sono infatti gli scambi tra le aree dauna e murgiana, per la ‘discesa’ dei lavoratori murgiani verso le campagne del Tavoliere, sopratutto in occasione mietitura e trebbiatura.
- Durata 00:38
- Luogo Minervino Murge
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Descrizione
Filastrocca dei contrari, il cui testo è riferito alle consuetudini lavorative legate alla mietitura. Riportiamo da Antonino Uccello, Risorgimento e società nei canti popolari siciliani, Firenze, Parenti, 1961, p. 30: "L'espressione di rivolta si fa aperta e cosciente, fortemente sarcastica, nei canti della mietitura e della vendemmia quando il contadino è investito di una specie d'immunità, qualunque cosa dica. Il Guastella, in appendice alle sue Ninne-nanne (Ninne nanne del Circondario di Modica, Ragusa, 1887, p. 85 e seguenti), ce ne dà un bel saggio. Il canto della messe che egli riporta - ci dice lo studioso di Chiaromonte - appartiene al genere ditirambico ed è notevole per movimento, e per vivida espansione bacchica: vi troviamo la filastrocca dei contrari molto comune nella poesia popolare, che richiama il carattere dionisiaco dei canti dei mietitori e dei vendemmiatori". Cfr. anche Costantino Nigra, Canti popolari del Piemonte, Torino, Einaudi, [1° ed. 1957], 1974, pp. 689-690, rime infantili, n. 168 p, q.
- Durata 00:43
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Stornelli i cui versi sottolineano il ruolo di sottomissione che deve assumere la novella sposa, se non vuol subire percosse dal marito. Ogni parola di disponibilità e di offerta della donna viene ripresa dall’uomo ricordando che quando saranno stesi nel letto a lei toccherà il pianto e a lui il sorriso. A tratti l'inciso Quant'è bell' lu prim'ammore che si alterna alle strofe in dialetto minervinese.
- Durata 01:11
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Serenata ironica dedicata a una ragazza di nome Trapananella, la quale, durante l’assenza del suo amato, bracciante impegnato per quaranta giorni nei lavori agricoli, si diverte e lo tradisce.
- Durata 01:21
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Canto eseguito in coro durante i lavori agricoli. Si racconta l’incontro fortuito tra due avversari in amore che provoca un accoltellamento. Una strofa recita Non m'importa di morire ucciso/ dietro la porta dell'innamorata l'anima se ne va in paradiso/ il corpo resta a consolar la casa".
Vedi brano 137 della Raccolta Incoronata (a più voci). - Durata 01:35
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Stornelli a dispetto, ironici e satirici. Riferimenti al sesso e ai difetti somatici di amici e parenti reali o simbolici. Filo conduttore l'inciso Quant'è bell' lu prim'ammore che si alterna alle strofe in dialetto minervinese. Si eseguivano 'a dispetto' con variazioni in forma 'apparente' di serenata. In alcuni momenti si passava alla vera e propria contesa d’improvvisazione con i cantori che riprendono l'ultimo verso della strofa cantata dall'altro contendente per improvvisarne una nuova.
- Durata 02:05
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Stornelli in cui si descrivono i maltrattamenti subiti dai braccianti nelle masserie, quasi a voler informare altri lavoratori di quali fossero quelle da evitare. Un verso è diretto al padrone o al caporale: Ah vu jess’acceise/ come ne maltratteisce. Il verso u sol’o fatte russe ricorda che questi canti venivano solitamente eseguiti alla fine della giornata lavorativa, quando i lavoratori erano ormai allo stremo delle forze e si chiedeva, col canto, di chiudere il lavoro poiché il sole era al tramonto.
- Durata 01:37
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
- Autore Non identificato
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Stornelli a dispetto, ironici e satirici. Riferimenti al sesso e ai difetti somatici di amici e parenti reali o simbolici. Si eseguivano 'a dispetto' con variazioni in forma 'apparente' di serenata. In alcuni momenti si passava alla vera e propria contesa d’improvvisazione con i cantori che riprendono l'ultimo verso della strofa cantata dall'altro contendente per improvvisarne una nuova.
- Durata 00:50
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Tipici canti di lavoro (forse durante la 'legatura' delle fascine di grano appena falciato dai mietitori) eseguiti anche per sincronizzare i movimenti nei differenti impegni agricoli in cui erano impiegati diverse decine di lavoratori. Nella loro estrema ripetitività spesso venivano eseguiti anche verso la fine della giornata lavorativa, per spingere il soprastante al calare del sole a dare il via libera per il ritorno alla masseria.
La registrazione, separata in origine, segue nel brano 11. - Durata 04:35
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Segue dal brano 10.
Tipici canti di lavoro (forse durante la 'legatura' delle fascine di grano appena falciato dai mietitori) eseguiti anche per sincronizzare i movimenti nei differenti impegni agricoli in cui erano impiegati diverse decine di lavoratori. Nella loro estrema ripetitività spesso venivano eseguiti anche verso la fine della giornata lavorativa, per spingere il soprastante al calare del sole a dare il via libera per il ritorno alla masseria. - Durata 01:15
- Luogo Minervino Murge
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
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Canto narrativo di incerta origine e di difficile interpretazione.
- Durata 01:00
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Canto i cui versi contengono descrizioni dei torti inflitti ai lavoratori dal padrone e dai caporali della zona, indicando anche gli svantaggi del lavoro svolto in alcune masserie.
- Durata 01:28
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Versi ironici su vari personaggi del paese presi in giro per i loro difetti o tic di comportamento.
- Durata 01:09
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Canto di lavoro in cui si mette alla berlina il padrone che tratta male e lascia affamati i lavoratori. Vedi la versione (a più voci) nel brano 136 della Raccolta Incoronata, Mezza leir’ la mitte teu.
- Durata 00:40
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Al centro del racconto la festa di matrimonio tra Franceschille e Cuncettina. Il canto ricorda le forme di rappresentazione cantata di provenienza napoletana, sul modello delle farse carnevalesche (vedi “la Zeza”). Numerose le ironie sui comportamenti del marito Franceschiello, che non riesce ad esprimere la sua virilità, e della moglie Concettina, delusa, prima durante e dopo il matrimonio.
- Durata 01:35
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Contrasto tra moglie e marito. La moglie sollecita il marito a lavorare di più, solo così gli vorrà più bene. La prima strofa presenta la coppia afflitta dai debiti, ma Garibaldi (forse il Fronte Popolare del 1948, il volto di Garibaldi che ne era il simbolo?) ne promette ancora altri. La moglie sollecita il marito a lavorare (quindi a non scioperare o a non votare per il Fronte?) perché lei possa ancora volergli bene.
- Durata 00:43
- Luogo Minervino Murge
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
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Canto di cantina in cui si esaltano le qualità del vino bevuto. Si citano diverse donne del paese, tutte da conquistare, e qualcuno venuto da Canosa a Minervino per provocare i locali.
- Durata 02:05
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
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Canto dei doppi sensi. Il cardillo è il sesso maschile, descritto e ammirato dalla figlia che lo richiede alla propria madre. I versi rappresentano quindi l’atto sessuale (il cardillo che entra in gabbia accarezzato dolcemente dalla ragazza). La madre consiglia alla figlia di non affezionarsi troppo a un solo cardillo, perché così rischia, come lei, di rimanere poi sola e abbandonata. E purtroppo così finisce la storia, con la gabbia rotta e il cardillo fuggitivo. Canto diffuso in diverse varianti anche nel Tavoliere e sul Gargano.
- Durata 01:34
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- Esecutore Natale Orecchia (n. 1927), bracciante e militante del PCI
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Nel canto il lamento della moglie di un pastore che vede suo marito solo una volta a settimana. Quella sola volta il marito non la degna di uno sguardo assorto nei suoi pensieri. Lei gli prepara il letto con lenzuola nuove e fresche ma lui non cede, preoccupato solo delle sue pecore. La moglie lo provoca dicendogli che gli metterà le corna e lui risponde stizzito che le romperà le costole. La morale chiude il canto con la riflessione che i pastori, poco intelligenti, preferiscono le pecore alle mogli.
Vedi la versiione di Luigi Codianni detto Sacrapanza nel brano 46 della Racc. Maitanate, Jè come vogghje fa ca i so bella. - Durata 01:38
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Il canto descrive i momenti confusi e violenti della rivolta per il pane avvenuta a Minervino Murge nel 1898. I rilevanti rincari del prezzo della farina e del pane le cause che determinarono la rivolta contadina. Nel 1897 vi fu una notevole carestia e coloro che, come Battista Barletta, svolgevano il ruolo di mediatori, si arricchirono in breve tempo comprando anticipatamente il grano in inverno e, dopo averne fatto incetta, rivendendolo in estate facendone lievitare il prezzo.
Il 1° maggio 1898 la folla esacerbata per il continuo aumento del prezzo del grano, insorse. Quel giorno, nel primo pomeriggio, abbattuto il muro che divideva il Municipio dal Monte dei Pegni, fu incendiata e devastata la Casa Comunale. Furono dati alle fiamme l'Ufficio del Registro, delle Imposte Dirette, delle Poste e delle Guardie Municipali, la Pretura. Dopo aver incendiato il Municipio venne dato l'assalto all'abitazione di Battista Barletta, ritenuto il principale responsabile della penuria del pane. Barletta si difese sparando sulla folla, la quale reagì irrompendo nella casa e trucidandolo. Il popolo si recò poi ad incendiare il casino dei proprietari in piazza. Il dott. Giovanni Brandi, temendo che anche la sua casa fosse incendiata, sparò un colpo di fucile uccidendo un contadino. Ma ciò non bastò a spaventare la folla che dopo averlo inseguito lo uccise. Altri incendi furono appiccati al mulino e al magazzino di Battista Barletta. Le forze dell'ordine locali per riuscire a sedare la ribellione dovettero attendere i rinforzi dell'esercito, assediati com'erano all'interno della caserma dei carabinieri. Vedi anche il racconto di Leonardo Malizia nel brano 129 della Raccolta Incoronata. - Durata 05:05
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Strofette politiche in cui si citano politici locali (Antonio Latta, monarchico liberale e l'avv. Cotugno, radicale), del periodo a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, e si promettono punizioni nei confronti di quelli avversi. Le strofette si alternano a tentativi di spiegazione dei fatti e dei nomi enunciati.
- Durata 01:27
- Luogo Minervino Murge
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Descrizione
Difetti e caratteristiche degli abitanti dei paesi pugliesi e lucani: Lacerenza, Palazzo San Gervasio, la stessa Minervino, Canosa, Cerignola, Barletta, Andria e Trani.
- Durata 02:19
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Descrizione
Canto narrativo che descrive l’innamoramento di don Tanuccio per Vincenza, cameriera alle sue dipendenze, e le diverse situazioni in cui durante ognuno dei lavori domestici Don Tanuccio approfitta di lei fino a farla diventare sua sposa. L’ultimo verso presenta Vincenza col vestito rosso, nuovo, acquistato con i soldi del ‘Don’.
Vedi anche la versione di Grazia Balice nel brano 04 della Raccolta Minervino Murge. - Durata 01:25
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