Al centro dell’attenzione documentaristica la fase di passaggio dall’arcaicità di certi fenomeni magico-religiosi a forme contaminate di modernità: "in realtà ho avuto la necessità di insistere su questi aspetti perché più appariscenti e io avevo poco tempo e pochi mezzi. Infatti Montevergine non è un documentario che amo molto. Il frastuono e la l’atmosfera licenziosa mi interessano poco, […] risultando un qualcosa di turistico che poco mi attira. Mi ero già soffermato su qualcosa del genere in un altro documentario, che allo stesso modo non amo molto, Carnevale a Ronciglione, girato tra l’altro in un paese del viterbese, che è fuori dalla mia ottica privilegiata. Forse anche per la vivacità delle scene, il documentario è stato poi ripreso, stranamente, più volte. Ma, a dire la verità, a me il carnevale non interessa. […] Qualcuno mi aveva parlato di questo carnevale che rappresentava un vistosissimo caso di metamorfosi collettiva, per cui la gente assumeva le fogge e sembianze più strane, le donne diventavano uomini, gli uomini donne, in una serie continua di trasformazioni per lo più in abiti neri. Al fondo di questa furia carnevalesca, non ho però trovato nulla di veramente congeniale ai miei interessi".
Realizzato nel 1971.