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Archivio Sonoro

Il tarantismo in Campania (182)

Riti possessivi nell'area cilentana

Realizzata tra il 1975 e il 1976, l’indagine sul tarantismo in Campania nacque dalle segnalazioni di alcuni studenti dei corsi di Annabella Rossi tenuti all’Università di Salerno, sulla presenza di riti possessivi nell’area cilentana; tali indicazioni determinarono l’organizzazione della ricerca sul campo che produsse i documenti presenti in queste raccolte. Le registrazioni, effettuate dalla stessa Annabella Rossi, coadiuvata da Aurora Milillo, Patrizia Ciambelli e Vincenzo Bassano, con la collaborazione di alcuni studenti, rientravano in un progetto più ampio che avrebbe coinvolto anche altri studiosi (Roberto De Simone e Paolo Apolito) ma che purtroppo si realizzò solo in parte. Il vasto corpus di rilevazioni contiene testimonianze dirette e indirette sulla tarantola e il tarantismo, esecuzioni musicali, canti religiosi devozionali, tarantelle e forme di accompagnamento utilizzate durante i riti di esorcismo coreutico, oltre a varie testimonianze storiche su aspetti sociali e religiosi dell’area. I luoghi d’indagine sono: Albanella, Battipaglia, Borgo San Cesareo, Capaccio, Contursi, Fasani, Giungano, Gromola, Matinella, Paestum, Roccadaspide, Sanza, Tempalta e Trentinara. Molti dei dati e delle testimonianze raccolte confluirono nel testo E il mondo si fece giallo pubblicato postumo (1991) alla scomparsa di Annabella Rossi. 
Gli informatori, per la maggior parte contadini e pastori, ricordano episodi avvenuti fino a quindici-venti anni prima dell’indagine fornendo testimonianze dirette o indirette sulle possessioni. Oltre ai tarantati che narrano le proprie esperienze di possessione e malessere, nella ricerca si trovano le testimonianze di medici condotti e musici terapeuti che hanno conosciuto la diffusione del male e partecipato ai riti curativi. Ampia la varietà di descrizioni dell’aracnide: i colori, le caratteristiche fisiche, gli habitat preferiti, le necessità fisiologiche, le tipologie e le personificazioni (giovane, vecchia, vedova o con titoli notabili come "Donna Alessandrina dalla Spagna"), il veleno e gli effetti determinati dal morso, le azioni richieste durante la possessione; una vasta serie di dati che permettono di esaminare un complesso sistema culturale e simbolico partendo dalla presenza della tarantola nella dimensione quotidiana delle aree indagate.
La comparazione con il tarantismo pugliese, per gli studiosi quasi immediata e imprescindibile, indica coesistenze e alterità simboliche oltre che strutturali. Nelle sintesi comparative, indicate dagli autori nel testo E il mondo si fece giallo, emerge l’assenza di un legame con la pubertà o l’ultima fascia dell’età evolutiva: nei casi riferiti di tarantismo campano dall’infanzia all’età matura le manifestazioni ricorrono senza precise periodizzazioni. Inoltre, il tarantismo campano non registra predominanze di genere ma un sostanziale equilibrio tra esorcismi e adorcismi femminili e maschili. Gli studiosi ne sottolineano poi il carattere individuale e privato: la possessione è sempre risolta in una dimensione domestica e di sostanziale intimità; in alcuni casi si registra la presenza di una forma di ereditarietà in famiglie con più casi di tarantismo, sintomo di un orizzonte simbolico di riferimento e di un sistema di conoscenze nel quale il male era inquadrato, interpretato e risolto. L’impianto della possessione coreutica cilentana si colloca al di fuori del riferimento e dell’ambito cattolico istituzionale, mancando di un senso simbolico religioso sul modello individuato da De Martino nella figura mediatrice di San Paolo in Salento. Le testimonianze presenti in queste raccolte indicano pochi punti di contatto tra mondo contadino e mondo religioso, riconducibili ad alcuni casi di metempsicosi delle anime di defunti personificate in tarantole, e ad una singolare narrazione del mito di fondazione del tarantismo attribuito alla figura di Cristo.
Le ambiguità del tarantismo, espresse nelle costruzioni e rappresentazioni, sociali e individuali, si muovono tra sacro e profano, fasto e nefasto, condizioni di malessere e dimensioni di festa. Il male si manifesta con inversioni di ruoli, fughe, alterazioni e trasgressioni delle norme, sintomi indubbiamente estranei alla nosologia della medicina ufficiale. Elemento simbolico e ricorrente nelle testimonianze è l’acqua, con la sua ambivalenza tra tabù e dispositivo terapeutico, fonte di attrazione e repulsione del ragno. Le conseguenze del morso, oltre alla frenesia del ballo, impongono di camminare, correre, galoppare, partire, cantare, piangere, essere dondolati; azioni che mirano alla risoluzione di sofferenze e inquietudini profonde, in contesti spesso marginali dove i tempi sono scanditi dalle fatiche delle stagioni agricole. Il vasto corpus di documenti restituisce un complesso sistema culturale, definitivamente scomparso ma con il quale gli studiosi possono ancora confrontarsi.  

A. Milillo, Battipaglia Capaccio 1976 (10)

testimonianze tra le più significative e rappresentative del lavoro di ricerca sul tarantolismo campano 

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A. Milillo, Capaccio 1976 (12)

La raccolta si colloca nel più ampio corredo di documenti sul tarantolismo in Campania

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A. Milillo, Capaccio Contursi Terme 1976 (4)

la raccolta contiene tre interviste sul tarantismo campano

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A. Milillo, Contursi Terme 1976 (9)

 una serie di interviste realizzate a Contursi Terme nel contesto della ricerca sul tarantismo in Campania

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A. Milillo, Trentinara 1976 (8)

interviste a contadini e braccianti agricoli vittime o testimoni indiretti di casi di tarantismo

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A. Rossi, Capaccio 1975 (6)

una preliminare indagine sul campo sul tarantismo in Campania

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Albanella e Roccadaspide 1976 (16)

serie di documenti eterogenei registrati tra Albanella e Roccadaspide

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Capaccio e Trentinara 1976 (6)

La raccolta è parte centrale nel lavoro d’indagine guidato da Annabella Rossi e analizzato nel testo E il mondo si fece giallo

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Capaccio, Giungano e Trentinara 1976 (13)

Le registrazioni restituiscono una serie di testimonianze e informazioni su casi di tarantismo e tradizioni locali

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Capaccio, Rettifilo e Gromola 1976 (13)

Le interviste ad alcuni tra gli informatori più rilevanti per l’indagine guidata da Annabella Rossi. 

 

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Gromola, Rettifilo e Trentinara 1976 (12)

Una serie di dati e storie di vita che ampliano il quadro di riferimento sul tarantismo

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, Madonna della Neve 1976 (13)

Una serie di documenti eterogenei con molteplici informazioni sul tarantismo, le tradizioni e le musiche dell’area cilentana e del Vallo di Diano

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A. Rossi, E. Bassano e P. Ciambelli, San Cesareo (Albanella) 1976 (13)

registrazioni musicali e interviste ad Aniello e Alberigo Postiglione

 

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A. Rossi, E. Bassano, P. Ciambelli, Fasani (Sessa Aurunca) 1975-1976 (17)

Le testimonianze restituiscono una serie di dati che attestano l’esistenza, i rituali, la visione e rappresentazione della tarantola in quest’area della Campania

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A. Rossi, Matinella 1976 (5)

Le testimonianze rilevate a Matinella, restituiscono le voci di alcuni degli informatori più significativi per la ricerca sul tarantismo

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A. Rossi, Paestum 1976 (4)

Rilevazioni raccolte a Paestum tra luglio e agosto del 1976

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A. Rossi, Tempalta 1976 (12)

Le testimonianze di Luigi Serrella, suonatore di organetto appartenente a una famiglia di musici terapeuti, e Filomena Serra, tarantata

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