Fondo Di Gianni-Abruzzo (13)
Il primo e più importante etnodocumentarista di scuola demartiniana
Tra il 1958 e il 1971, Luigi Di Gianni ha realizzato una serie di documentari che costituiscono un corpo unico nella storia del cinema italiano e una straordinaria ricerca antropologica, filtrata attraverso una rara sensibilità poetica. Dal lamento funebre carico di echi pagani in Basilicata alla devozione delle anime del Purgatorio a Napoli, dalle inquietudini spirituali che attraversavano il Gargano ai raduni di ossessi a Montesano del Salento, questi lavori rappresentano una delle più organiche testimonianze della cultura subalterna meridionale in una fase di tumultuoso trapasso.
Estraneo al clima del neorealismo e con ascendenze artistiche piuttosto insolite per un documentarista, come la predilezione per il cinema espressionistico tedesco e l'amore viscerale per Kafka, i suoi lavori non presentano motivi di grande interesse per quanto concerne lo specifico musicale (per le colonne sonore si è affidato per lo più a compositori contemporanei) ma offrono i contesti in cui meglio cogliere alcune espressioni musicali, avvalendosi delle ricerche di Annabella Rossi che ha collaborato con lui per numerosi documentari, e dello stesso De Martino, consulente scientifico del suo primo lavoro, Magia lucana,, premiato al Festival di Venezia del 1958.
Il fondo raccoglie il solo documentario girato dal registra in Abruzzo, Il culto delle pietre, e alcune fotografie di scena.
Il culto delle pietre (12)
Testimonianza di un rito a Raiano, in provincia dell'Aquila, in occasione della festa patronale.