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Archivio Sonoro

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Musica popolare del salernitano (7)

Cilentane e tammurriate, vol.1

"ll disco non è passato senza scontro nell'esperienza del gruppo, che ha colto nel suo allestimento la sensazione di un passaggio da una esperienza originale ad una riproposta filologica che avviliva le stesse peculiarità del gruppo. Si è trattato però solo di sensazione di rischio, non di coscienza di tracollo. Se la tecnologia non è neutra, essa non è neppure completamente asservita al mercato: fronti di lotta sono aperti per l'uso sovversivo della tecnologia. Questo disco è un atto, neppure fondamentale, neppure importante, non la dimensione pubblica del gruppo. Paradossalmente nella realtà esterne al territorio d'origine - laddove lo spettacolo poteva soltanto prefissarsi di informare su una realtà campana non riducibile alla oleografia napoletanesca piccolo-borghese e di presentare il problema nelle sue dimensioni generalissime - il disco permette di offrire uno specchio più ampio della realtà del gruppo, con le sue contraddizioni presenti nella musica, nelle note, in questo stesso testo, con ì suoi dubbi non risolti in un trionfalismo d'accatto, con le sue certezze maturate lentamente, in una sintesi che la formula stessa del disco (musica riascoltabile più parola scritta rileggibile) consente forse meglio di uno spettacolo fatto da sconosciuti a sconosciuti, dove il linguaggio prevalente è ancora quello dello spettacolo borghese.
Nella realtà territoriale del gruppo il disco non può inquinare un discorso che ha altri ritmi di svolgimento e più ampio campo di intervento. Nella realtà interna al gruppo l'esperienza del disco costituisce una sfida alle capacità di recupero dal mercato e ai limiti soggettivi e oggettivi dell'azione del collettivo, per allargare a nuove fasce l'ambito di proposta del gruppo, portatore di una esperienza maturata sul territorio, cosciente di svolgere un'attività politico-culturale che ha superato i confini che il ghetto poneva al suo specifico di azione, mai rinnegando lo specifico per uno schematico quanto populistico comizio drammatizzato o cantato".

Il Teatrogruppo

dal libretto allegato al disco delle edizioni Albatros VPA8274, 1975
Prodotto da: Roberto Leydi 
Note, trascrizione dei testi, traduzioni: Teatrogruppo

  • Genere Audio

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  • Descrizione

    Sequenza di canti cilentani.
    1) E' fatta notte: frammento di canto di lavoro alla cilentana raccolto, nella forma monodica, presso due contadine di Trentinara nel febbraio 1974. Il dettato testuale è diffuso con varianti in tutta l'area centro-meridionaie. La cilentana diffusa in un'area grosso modo corrispondente a quella del Cilento, è un canto normalmente composto di quattro distici endecasillabi, ai quali possono aggiungersi riprese, generalmente consistenti nella ripetizione a partire dal secondo emistichio del primo verso, secondo un modo frequente (ad es. negli stornelli del Picentino e della Valle del Sele). Ogni distico segue lo stesso schema melodico che presenta varianti significative da zona a zona. I temi presenti nel dettato testuale sono di ogni genere (dal lavoro all'emigrazione, dal saluto al corteggiamento) e svolti in numerosissimi modelli, ricchi di varianti, spasso dipendenti dalla caratterizzazione locale del canto; a tale ampiezza tematica non corrisponde la categorizzazione operata da molti cantatori, che usano distinguere le cilentane in canti "d'amore", "di sdegno" e "di lontananza" secondo una partizione utilizzata anche in altre aree. L'esecuzione può essere monodica, a voce singola o a voci alterne; o polivocale, con una voce "alta" principale e una voce "bassa" che "accorda" sull'attacco della voce principale, dall'inizio o solo nella ripresa, secondo variabili locali. La melodia, più contratta nei paesi situati nell'interno e distesa in una maggiore cantabilità nella zona marina, cade sempre sulla sopratonica nella nota finale del primo verso a sulla fondamentale nella finale, sempre coronata, nel secondo, con melismi fissi. Nelle esecuzioni polivocali vengono usati tutti gli intervalli da quello di seconda a quello di sesta, con particolare rilievo per quelli di seconda e di terza, e lo sviluppo melismatico è affidato essenzialmente alla voce "alta". Un solo fiato regge il canto di ogni verso e l'emissione è di testa e spesso a voce "lacerata". Le scale più usate sono la maggiore oppure quella maggiore con la quinta diminuita al posto della quarta giusta, interrotta alla dominante. Al canto può, in funzione di accompagnamento, aggiungersi l'uso di strumenti musicali (generalmente chitarra battente e/o organetto). L'accompagnamento comporta l'adeguamento delle voci al "tono" dello strumento e l'aggiunta di una parte solo strumentale sul ritmo di tarantella come breve intermezzo tra distico e distico.
    2) 'Sera passai e tu bella durmivi: canto monodico alla cilentana raccolto nel gennaio 1974 a Trentinara. Il primo emistichio ('sera passai e tu) costituisce un attacco tipico, che si ritrova in una vasta serie di canti, non solo campani.
    3) Zumpariello: tarantella ricostruita sulla base di informazioni e registrazioni prese in varie occasioni nel corso del 1974. Viene eseguita su zampogna (Caggiano, Polla, Auletta, Colliano e in genere area della zampogna) o chitarra battente (Cilento), con ciaramella o strumento simile o voce per la sezione melodica. Una volta (ora è molto raro) la base ritmica era costituita dal tamburello.
    4) O rondinella che vieni dalla Frangia: frammento di canto alla cilentana di lontananza, raccolto, nella forma polivocale, nel maggio 1974 ad Acciaroli. Su modello testuale largamente diffuso - quello dell'uccello messaggero - le due voci procedono con intervalli armonici che vanno dalla seconda alla quinta.

    Data: 1975

  • Durata 08:01
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore 1) E' fatta notte: Carlo Vassallo (voce), Geppino Gentile (castagnette); 2) 'Sera passai e tu bella durmivi: Iole Musi (voce), Carlo vassallo (chitarra), Geppino Gentile (castagnette); 3) Zumpariello: Sebastiano Napoli (flauto), Carlo Vassallo (tamburello e chitarra battente), Mario Turco (chitarra), Gianfranco Rizzo (fisarmonica), Geppino Gentile (castagnette); 4) O rondinella che vieni dalla Frangia: Carlo Vassallo, Geppino Gentile (voce)
  • Autore Teatrogruppo di Salerno

  • Genere Audio
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  • Descrizione

    Testo: Ninna ninna nunnarella
    lu lupu si mangiavi la picurella
    o picurella mia come facisti
    quanno 'mmocca a lu lupu ti viristi
    ninna ninna nunnarella a la marina
    'stu figlio dorme e la mamma sua fatia
    ninna ninna nunnarella da la spagna
    'stu figlio dorme e la mamma sua guadagna
    ninna ninna nunnarella 'stu figlio mio
    me l'addorme la madonna
    ninna ninna nunnarella 'stu figlio bello
    me l'addorme santa lena
    o santa lena ti mi l'hai mannato
    mannangi lu suonno ca l'aggio curcato
    l'aggio curcato nu lietto re sciuri
    diu li manni la bbona furtuna
    l'aggio curcato nu lietto di rosa
    diu li manni lu bbono riposo

    Il lupo si è mangiato la pecorella/ o pecorella mia come hai fatto/ quando ti sei vista in bocca al lupo/ ... questo figlio dorme e la mamma sua lavora/ ... questo figlio dorme e la sua mamma guadagna/ ... questo figlio bello/ me l'addormenta la Madonna/ ... questo figlio mio/ me l'addormenta Santa Maddalena/ o Santa Maddalena tu me lhai mandato/ mandagli il sonno che l'ho coricato/ l'ho coricato in un letto di fiori/ Dio gli mandi la buona fortuna/ l'ho coricato in un letto di rosa/ Dio gli mandi il buon riposo
    Raccolta a Roscigno nel gennaio 1974 presso un'anziana contadina. Il modello musicale e soprattutto quello testuale sono ampiamente diffusi con varianti nel meridione. La funzione apotropaica tipica di molte ninna nanne è qui particolarmente evidenziata dal richiamo rassicurante più volte ripetuto alla Madonna, a Santa Maddalena e a Dio.

    Data: 1975

  • Durata 06:04
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Adriana Ciaco: voce, Carlo Vassallo: chitarra
  • Autore Teatrogruppo di Salerno

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  • Descrizione

    Canto raccolto più volte nel 1974 a San Marzano. E' un canto "d'accumulo" amebeo, eseguito con l'accompagnamento della tammorra, lo strumento base della tarantella e della tammurriata. La sequenza cumulativa è data dalla enumerazione di diversi strumenti musicali.

    Data: 1975

  • Durata 05:32
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Andrea Bastolla, Geppino Gentile: voce; Carlo Vassallo: coro,tamburello; Adriana Ciaco: coro,castagnette; Sebastiano Napoli: tammorra; Gelsomino D'ambrosio: coro, triccheballacche; Paolo Apolito: tammorra; Mario Turco: chitarra; Gianfranco Rizzo: scetavaiasse; Iole Musi: coro,campanelli
  • Autore Teatrogruppo di Salerno

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  • Descrizione

    Canto rituale per la morte di Carnevale, raccolto nel gennaio 1975 presso un gruppo di braccianti di S. Marzano. Alla voce solista si unisce un coro all'unisono nel grido conclusivo di ogni strofa.

    Data: 1975

  • Durata 02:52
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Carlo Vassallo: voce, sonagli; Mario Turco :chitarra; Andrea Bastolla, Geppino Gentile, Gelsomino D'Ambrosio: coro
  • Autore Teatrogruppo di Salerno

  • Genere Audio
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  • Descrizione

    Testo: Aprimmo ll'anno nuovo
    cu tricchetracche e botte
    spariamo in questa notte
    in allegria
    E quanno accumparette
    la luminosa stella
    'na bella gruttecella
    e li pasturi
    Nascette lu messia
    avvenne puveriello
    co voie e l'aseniello
    pe vrasera
    Dicite 'o papa a roma
    ca 'e prievete so' fetienti
    ca ogni letania
    so mille lire
    'Na vecchia fattucchìera
    addetta a li fatture
    le dettero 'ncunzegna
    'na criatura
    Stasera che giochiamo
    sul tavolo rotondo
    difendimi padrone
    di tutto il mondo
    Chi arape e' sette e mmeza
    chi chiude ell otto e mmeza
    se face miezejuorno
    senza fà' 'a spesa
    E 'stu patrone 'e casa
    è overo 'nu signore
    ca pe ||'occasione
    nu scumparisce
    E 'a ccà nun ce ne iammo
    c' 'a faccia è troppo tosta
    simmo venute apposta
    e ll'aspettammo
    Si 'stu patrone 'e casa
    va abbascio a la cantina
    portasse 'o fiaschiello
    chino 'e vino
    Si m' 'a vuò fà' 'na 'nferta
    fammella de nucelle
    ca puozze fà' nu figlio
    mariuncìello
    Si m' 'a vuò fà' 'na 'nferta
    fammella 'e capitone
    ca pozza 'nturzà' 'ncanna
    'o valanzone
    Si m' 'a vuò fà' 'na 'nferta
    fammella 'e purtualle
    ca puozze fà' 'nu figlio
    senza palle
    Si m' 'a vuò fà' 'na 'nferta
    fammella de limone
    ca puozze fà' 'nu figlio
    sarchiapone
    Si m' 'a vuò fà' 'na 'nferta
    fammella 'e tutte cose
    ca puozze fà' 'nu figlio
    chino 'e 'mbroglie
    Nui nun vulimmo niente
    castagne fiche e noce
    e ll'ate cose doce
    e 'o susamiello
    Comme 'o principio 'e ll'anno
    cu tricchetracche e botte
    spariamo in questa notte
    in allegria


    Apriamo l'anno nuovo/ con tricchetracche e botti/ spariamo in questa notte/ in allegria// E' nato il Messia/ è venuto da povero/ col bue e l'asinello/ come braciere// E quando è apparsa/ la luminosa stella/ una bella grotta/ e i pastori// Dite al Papa a Roma/che i preti sono mascalzoni/ ogni litania/ costa mille lire// A una vecchia fattucchiera/ esperta in fatture/ affidarono/ un bambino// ... Chi apre alle sette e mezza/ chi chiude alle otte e mezza/ si fa mezzogiorno/ senza aver fatto la spesa// Questo padrone di casa/ è un vero signore/ che in questa occasione/ non fa una brutta figura// Di qua non ce ne andiamo/ perchè abbiamo la faccia di corno/ siamo venuti apposta/ e restiamo ad attenderlo// Se il padron di casa/ scende in cantina/ ritorni col fiasco/ colmo di vino// Se mi vuoi fare un'offerta/ dammi delle nocciuole/ che possa fare un figlio/ ladruncolo// Se mi vuoi fare un'offerta/ dammi dei capitoni/ che possa andarti per traverso/ la coda// ... di arance/ che possa fare un figlio/ senza coglioni// ... di limoni/ ..../ brutto e stupido// ..../ dammi tutto/ ..../ pieno di guai// Noi non vogliamo niente/ castagne, fichi e noci/e le altre cose buone/e il susamiello [dolce di mandorle]// Come a Capodanno/ con tricchetracche e botti/ spariamo questa notte/ in allegria
    Canto di questua per il periodo di Natale e Capodanno, ampiamente diffuso con numerose varianti e soggetto a improvvisazioni d'occasione. L'esecuzione deriva dalla fusione di due tronconi, registrati nel 1974 rispettivamente durante la festa della Madonna dei Bagni (Scafati) e a S. Marzano.

    Data: 1975

  • Durata 06:57
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore Andrea Bastolla, Adriana Ciaco: canto; Carlo Vassallo: chitarra, coro; Geppino Gentile: coro; Iole Musi: coro, campanelli; Gelsomino D'Ambrosio: tammorra, coro; Paolo Apolito: tammorra
  • Autore Teatrogruppo di Salerno

  • Genere Audio
  • Audio

  • Descrizione

    In successione: Bonasera Signure BonaseraAggio saputo ca doie sore site, 'Mmare è nata 'na scarola, I' me ne voglio i' a lu Cilento'A settimana.
    Tammurriate raccolte nell'agro sarnese-nocerino nel 1974 e nel 1975 (a Pagani, a Scafati, ad Angri, a S. Marzano). Questi canti, molto diffusi anche nell'area napoletana, vengono eseguiti in ogni occasione di festa collettiva e sono accompagnati dalla tammorra o tammurro; si succedono normalmente per ore senza soluzione di continuità. Varianti di modelli testuali del filone lirico monostrofico, più o meno diffusi, si susseguono su strutture musicali fisse, che mettono in particolare rilievo canto e ritmo. Per la sua complessità e la sua varietà la tammurriata dell'agro sarnese-nocerino resiste al tentativo di una rigida classificazione. ln particolare, della struttura musicale, ricca di varianti, si possono indicare solo alcuni caratteri generali. Lo sviluppo del canto avviene per nuclei musicali, separati da brevi pause, attraverso una peculiare successione per ripetizione-cumulazione di un verso dopo l'aItro, che si svolge per lo più secondo lo schema:
    a) ripetizione parziale (in genere l'ultima parte) del verso precedente;
    b) aggiunta di un nuovo verso;
    c) ripetizione del verso aggiunto.
    La ripetizione e l'accumulo si collegano al modo più frequente di esecuzione del canto, quello a voci alterne: i due cantatori si scambiano continuamente il compito di proseguire il canto nucleo per nucleo, con la continuazioríe della sequenza testuale proposta, ma spesso anche con bruschi scarti su altro tema o con improvvisazioni occasionali, secondo le associazioni e la disposizione soggettive. Tutto ciò spiega in parte la variabilità del contenuto delle sequenze e la successione ininterrotta delle tammurriate distinguibili soltanto sotto l'aspetto testuale, ma costituenti in effetti un unicum.
    Varianti piuttosto comuni consistono nella modificazione dello schema b c, per l'aggiunta di più versi o per la ripetizione iterata del verso aggiunto, e nell'introduzione di strofette nonsense o comunque senza apparente legame con il testo, a conclusione di un nucleo. Caratteristica funzionale della tammurriata è l'intervento dei presenti o dell'altro cantatore con scansioni - talvolta sovrapposte al canto - a due tempi, mono - o plurisillabiche (ad es. "uè", "merò""cane pazzea", ecc. cadenti sulla fondamentale o sulla dominante, che sono le note sulle quali insiste la melodia. Nel canto a voci alterne gli esecutori "accordano" sulla stessa tonalità o su tonalità differenti; tipica modulazione è quella in cui la tonica coincide con la dominante della tonalità precedente.
    La melismaticità esasperata della melodia privilegia la pronuncia delle vocali rispetto alle consonanti, che vengono regolarmente "mangiate", e lascia pause brevissime per i fiati. L'emissione è a gola chiusa e a denti stretti, con accentuazione dei risuonatori nasali e di testa, con un effetto timbrico tutto particolare. ll ritmo, che è essenziale in tale tipo di canto, funzionalizzato al ballo (tarantella), è scandito e "imposto" dal tamburo (tammurro). l moduli ritmici e le tecniche di percussione del tamburo variano da zona a zona, anche in maniera rilevante, e addirittura da suonatore a suonatore. A S. Marzano il ritmo scandito sul tamburo si compone di due movimenti: uno di accompagnamento del canto in 3/4 con accenti sul primo e terzo tempo e un altro in due tempi entrambi accentati, che ha inizio solitamente sull'ultima nota del canto e termina nella pausa tra nucleo e nucleo.
    Oltre i modelli monostrofi vengono eseguiti sul tamburo anche canti di vario genere, spesso con metri diversi dall'endecasillabo (frequente è il settenario). Le differenze più notevoli dal modello sopra esaminato sono l'irrigidimento della serie strofica, l'accompagnamento ritmico binario, la mancanza di alternanza del canto fra i cantatori e la presenza di cori all'unisono che ripetono parti o versi.

    Data: 1975

  • Durata 13:18
  • Luogo Salerno
  • Provincia Salerno
  • Regione Campania
  • Esecutore 1) Bonasera Signure Bonasera: Adriana Ciaco (voce), Carlo Vassallo (voce, tammorra); 2) Aggio saputo ca doie sore site: Andrea Bastolla, Gelsomino D'Ambrosio (voce), Carlo Vassallo (tammorra), Geppino Gentile (castagnette); 3) 'Mmare è nata 'na scarola: Adriana Ciaco (voce), Carlo Vassallo (voce, tromba 'e zingare, chitarra, tammorra), Mario Turco (chitarra); 4) I' me ne voglio i' a lu Cilento: Gelsomino D'Ambrosio (voce), Carlo Vassallo (voce, tammorra), Mario Turco (chitarra); 5) 'A settimana: Andrea Bastolla (voce), Gelsomino D'Ambrosio (voce, triccheballacche), Carlo Vassallo (voce, chitarra, tromba 'e zingare), Adriana Ciaco (coro), Geppino Gentile (coro, castagnette), Iole Musi (coro), Gianfranco Rizzo (tammorra)
  • Autore Teatrogruppo di Salerno