038 Tradizione teatrale del ditt: evoluzione, allestimenti e soggetti
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Descrizione:
Sala da barba di Francesco Solimando. Cosimicchio racconta che il ditt si preparava dal mese precedente mese, quaranta giorni prima della rappresentazione pubblica. Era un onore ospitare, invitare un ditt nella propria casa. Talvolta fu rappresentato anche all’aperto su richiesta della gente. Erano dei poeti locali che inventavano i soggetti del ditt: lo zingaro e il contadino, il professionista e il contadino. Si trattava sempre di contrasti. Nel tempo smisero di andare nelle case e iniziarono a fittare dei locali invitando le famiglie a partecipare, con veri e propri biglietti per entrare. Ogni carnevale c’erano più compagnie che recitavano. Poi arrivò l’allestimento di un palco con delle quinte, un panneggio, e diventò alla fine un vero e proprio palcoscenico come un teatro. C’era prima la recita, poi le danze, la farsa o la comica, si finiva col canto. Si partiva già con i costumi andando nelle case dove si doveva recitare. I primi allestimenti prevedevano solo un lenzuolo teso tra due aste dietro il quale si nascondevano gli artisti che uscivano per la loro parte. Poi arrivarono le scene. Le spade erano di legno. Un anno si recitò Genoveffa, altri Pia de’ Tolomei, “Francesca da Rimini, La sepolta viva, Il bacio della morta, Rondini (un bozzetto drammatico). Gli autori delle recite (i registi) erano appassionati che leggevano i romanzi e li adattavano. Gli attori erano sempre uomini. Le donne confezionavano i costumi. I primi ditt si chiudevano con i personaggi della vecchia che filava e del diavolo.
- Durata: 08:19
- Data: Domenica, 20 Marzo 1977
- Luogo: San Nicandro Garganico
- Provincia: Foggia
- Regione: Puglia
- Esecutore: Francesco Solimando (Cosimicchio) nato nel 1910, barbiere: voce; Giuseppe Russo (Trippetta) nato nel 1910, muratore: voce; Antonio Gravina (Rignanese) n. 1909, bracciante: voce, Ciro Michele Meola, nato nel 1916, impiegato comunale: voce
- Autore: Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero, Alberto Vasciaveo