04 La cantata dei pastori (1977)
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Descrizione:
Un articolo di Antonio Lubrano presenta la Cantata dei pastori nella riduzione teatrale e poi televisiva curata da Roberto De Simone "che si potrebbe definire il più moderno studioso di tutte le forme di spettacolo popolare napoletano, ricercatore accanito delle radici culturali del 'pianeta Napoli'. E’ lui che ha elaborato, per esempio, il repertorio della Nuova Compagnia di Canto Popolare, lui l’autore delle musiche del Masaniello di Elvio Porta e Armando Pugliese; ancora lui l’autore e il regista di La gatta Cenerentola, il più grosso successo teatrale della scorsa stagione. Nel 1974 fu sempre Roberto De Simone a riproporre al teatro San Ferdinando di Napoli la Cantata dei pastori, spettacolo del 1699, scritto dal poeta palermitano Andrea Perrucci, che si ispira piuttosto palesemente al presepio napoletano. E proprio in quella occasione promosse una mostra dei pastori degli artigiani di S. Gregorio, nella quale rispuntarono i personaggi proibiti del presepio. Proibiti. Ma da chi? 'Da monaci e suore oscurantisti che negli scorsi decenni hanno in influenzato gli artigiani', mi risponde un addetto ai lavori. Adesso il diavolo mette legittimamente la coda anche nel presepio televisivo. La Cantata dei pastori, infatti, arriva a colori sul piccolo schermo in una particolare revisione e riscrittura di Roberto De Simone ma col suo carico originale di demoni e di santi. La trama è semplice e ingenua: Satana, Belfagor e altri autorevoli esponenti dell'inferno apprendono con rabbia che Dio vuole redimere l'umanità dal peccato originale mandando sulla terra suo figlio, e allora si coalizzano per impedire o almeno contrastare la nascita di Gesù. In che modo? Ostacolando il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme. Per fortuna c'è l'Arcangelo Gabriele che veglia sul falegname e la sua sposa. In questo duello tra il bene e il male capitano in Galilea due napoletani, Razzullo, scrivano e agente delle tasse, e Sarchiapone, un gobbo che pratica l'arte di arrangiarsi. Una "pastorale", insomma. che confonde volentieri il sacro e il profano. Naturalmente in tre secoli la Cantata del Perrucci ha subito non poche variazioni ma soprattutto è diventata un'occasione di coinvolgimento del pubblico: lo spettacolo si protrae per ore (persino sei ore, ha annotato nelle sue cronache il filosofo Benedetto Croce) e gli spettatori dialogano con gli attori, li sbeffeggiano o si inteneriscono ad alta voce alle loro disavventure. C'è, in questo, l'istinto tutto napoletano di considerare il sacro come reale e la Vergine, S. Giuseppe, Gesù Bambino, l'Arcangelo e Satana come persone di famiglia. Quando il santo falegname, per esempio, chiede a Maria 'Cosa posso fare?', uno del pubblico risponde: 'Chiamma na levatrice!' (un'ostetrica). L'edizione televisiva inventata da De Simone è, sì, la Cantata ma allo stesso tempo la sua storia e la storia del pubblico che per secoli ha dato vita alla Cantatanelle sere natalizie. Perciò lo spettacolo ricorre allo stile della sacra rappresentazione seicentesca (ma in una libera riproposta), al melodramma napoletano del Settecento, e si sviluppa come un collage: riprese cinematografiche esterne, riprese in studio e riprese con telecamere in un teatro dove prende rilievo il rapporto attore-pubblico. Gli spettatori che rimbeccavano Maria, Giuseppe o i diavoli, dice De Simone, non ci sono più, si deve parlare di 'pubblico morto' e perciò in televisione si sentiranno solo le voci di questo pubblico che pure è un protagonista della rappresentazione".
Il Teatrino di corte della Reggia di Caserta (ricostruito in studio per la Cantata): tra la Madonna (Fausta Vetere) e S. Giuseppe (Roberto De Simone) è apparso Belfagor (Mario Merola), ma dal cielo, con funi e carrucole, scende Gabriele (Isa Danieli), l'arcangelo protettore. In massima parte gli interpreti sono della compagnia del Cerchio, gli stessi di La Gatta Cenerentola. Vi si aggiungono in ruoli particolari Antonio Pierfederici e Orazio Orlando. A destra, il Bambino Gesù della Cantata televisiva è in realtà una bambina, Caterina, figlia di Odette Nicoletti e di Mauro Carosi, rispettivamente costumista e scenografo dello spettacolo. La sera del 24 dicembre, quando compare sul video, Caterina avrà sei mesi e ventidue giorni. Per questa reinvenzione dell'opera scritta tre secoli fa, la Nicoletti ha disegnato oltre sessanta costumi. In una scena della Cantata, Carosi presta la sua voce a S. Giuseppe [dalla didascalia a p. 25].
Data: dicembre 1985
- Luogo: Napoli
- Provincia: Napoli
- Regione: Campania
- Autore: Antonio Lubrano