03 Intervista a Ferdinando Tomeo
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Lunga intervista di Annabella Rossi a Ferdinado Tomeo, capo-Zeza di Bellizzi, effettuata durante il periodo della commemorazione dei defunti, quindi quasi in prossimità della preparazione della Zeza del 1975. Tomeo, che all’epoca dell’intervista aveva cinquantaquattro anni e faceva il muratore, pur essendo di Bellizzi abitava da alcuni anni nella contrada S. Tommaso di Avellino. Racconta di recitare la Zeza da quando aveva quattordici anni (anche il padre e il fratello erano stati vecchi zezaiuoli) e di avere praticamente fatto tutte le parti: la prima volta interpretando il Marinaio (personaggio presente però nella Zeza di Cesinali, a cui lui aveva partecipato, non in quella di Bellizzi); dal secondo anno aveva invece vestito i panni di Don Zinobio, ovvero il Dottore(che, a suo avviso, è il ruolo principale) vincendo diverse gare. Si riferisce a delle gare che si facevano tutti gli anni, prima della seconda guerra mondiale, alle quali partecipavano 10-12 diverse compagnie di Zeza (due erano di Avellino, una di Bellizzi, di Monteforte, di Mercogliano e di altri paesi dell’Alta Irpinia, più una anche di Nola). La gara si svolgeva nel cinema Partenopeo di Avellino (poi chiamato Eliseo), si recitava sul palco e c’era una giuria che dava i voti per gli abiti, per il trucco, per il ballo, per il canto ecc. e alla fine si faceva la somma del punteggio, si decretavano i vincitori di premi in medaglie d’oro oppure in denaro (25 o 50 lire). Quando aveva cominciato lui, verso il 1934-35, c’erano tra le cinquanta e le sessanta persone che partecipavano e quindi almeno sette, otto persone che interpretavano ciascuna delle quattro parti dandosi il cambio durante le diverse uscite (quindi otto Zeze, otto Pulcinella, otto Don Zinobio e otto Purzielle) mentre in quel momento a stento si trovavano cinque interpreti per parte. Orazio Tomeo comanda anche il ballo, la quadriglia, che segue sempre alla parte recitata e cantata della Zeza di Bellizzi che si chiude col matrimonio tra Purziella e Don Zinobio. La quadriglia viene ballata da tutti gli interpreti delle varie parti (quindi le cinque Zeze, i cinque Pulcinella ecc.) ad eccezione di qualcuno che viene scartato o perché non sa ballare oppure perché risulta in numero dispari rispetto alle coppie di ballerini che sono composte da maschi e femmine (ovvero maschi travestiti che fanno la parte di Zeza o Purziella) e che devono essere sempre di numero pari (tipo otto+otto, un tempo potevano essere anche dodici+dodici). L'intervistato racconta che prima della guerra loro facevano la Zeza anche a Celzi e a Forino mentre adesso la fanno solo a Bellizzi e ad Avellino poiché le spese da sostenere sono troppe. Parla quindi della differenza tra la Zeza di Celzi, che secondo lui è una semplice mascherata con la rappresentazione dei mestieri, rispetto a quella di Bellizzi che è una sorta di "operetta buffa". Accenna poi al fatto che anche i costumi sono diversi rispetto al passato: ad esempio anticamente le collane e i bracciali indossati erano veramente d’oro ed erano quelli posseduti dai contadini, invece adesso si usano solo delle "imitazioni". Prima della rappresentazione e dell’uscita bisogna provare (usa il termine "concertare") almeno per un mese e mezzo, e i vecchi devono insegnare ai più giovani come interpretare al meglio le loro parti. Di solito per le prove si affitta un locale e due musicisti (un fisarmonicista e un violinista) e quindi, considerando il consumo di luce e i pasti da pagare ai musicisti durante la "prova generale" che si effettua una settimana prima, i garofani e i fiori che bisogna acquistare (che vengono poi donati al pubblico, durante la rappresentazione, dal Giardiniere, tramite la cosiddetta "scaletta" che serve per ricevere in cambio delle offerte) sono tutte altre spese che gravano sull’organizzazione generale. Si parla quindi dei posti, dei giorni e degli orari delle varie uscite in pubblico: in passato per due giorni si stava in paese (la domenica precedente e il Martedì Grasso) e negli altri due giorni si girava per diversi paesi uscendo la mattina alle 8 e tornando la sera alle 22, facendo fino a dieci-dodici Zeze al giorno, mentre in quel momento si realizzavano non più di sei-sette Zeze poiché si usciva più tardi la mattina. Tomeo ricostruisce infine in modo abbastanza dettagliato le rappresentazioni della Zeza a Bellizzi dal secondo dopoguerra fino appunto al 1974, la cui tenuta è molto spesso legata alla sua partecipazione o meno all’organizzazione della stessa, per ragioni private che lo hanno talvolta indotto a trasferirsi anche all’estero. Nell’intervista interviene un’altra voce maschile che fa una domanda a Tomeo, si tratta di una persona non identificata che probabilmente accompagnava la Rossi.
Data: novembre 1974
- Durata: 23:24
- Luogo: Bellizzi Irpino
- Provincia: Avellino
- Regione: Campania
- Esecutore: Ferdinando Tomeo: voce, anonimo: voce maschile
- Autore: Annabella Rossi