Unico documentario girato da Luigi Di Gianni in Abruzzo, Il culto delle pietre testimonia un rito, segnalato al regista da Annabella Rossi, che si svolge tra il 6 e il 7 maggio a Raiano, in provincia dell'Aquila, in occasione della festa patronale.
"Accanto alla cerimonia ufficiale, con il solito corre­do di processione e banda musicale, c'è un'altra cerimonia, più nascosta e misteriosa, che richiama ancestrali forme di devozione. I devoti scendono nelle grotte dove, secondo la leggenda, è vissuto san Venanzio, nella convinzione che quei luoghi siano impregnati dei suoi poteri terapeutici dei quali possono beneficiare seguendo antichi rituali. In un percor­so di tipo iniziatico, una volta entrati nelle grotte, bisognava procedere per cunicoli molto stretti, per poi ritornare alla luce, attraverso una botola che dava direttamente in chiesa. Al termine di questo processo, allo stesso tempo di espiazio­ne e purificazione, si entrava in una specie di comunicazione diretta con il santo eremita per cui, anche solo strofinan­dosi sulle pietre, si potevano ottenere effetti miracolosi. Nel documentario non a caso si vede una donna, con un volto di un'intensità inconsueta, rotolarsi per terra, con gli occhi incredibilmente fissi, preoccupata solo del contatto con le pietre, forse per propiziarsi una gravidanza o scongiurare una malattia legata alla maternità, visto che insisteva molto sul ventre e sui seni. Il contesto, con gli strofinamenti con le pietre o sulle croci scolpite sulla pietra, era estremamente inte­ressante, ma il fulcro del racconto era proprio questa donna che in stato di trance si rotola sulle pietre. I mezzi erano limitatissimi, eravamo appena in tre. Per fortuna che come operatore avevo Carbone, bravissimo a adattarsi alle situa­zioni più impensabili perché in quei cunicoli non si poteva certo pensare a riprese secondo norma, con cavalletto e luci fisse" (dall'intervista a Luigi Di Gianni in Tra magia e realtà, Squilibri, 2002).
Fotografia: Mario Carbone, montaggio: Giuliana Bettoja, musica: Egisto Macchi, testo: Annabella Rossi; primo premio del Film Etnografico e Sociologico al Festival dei Popoli 1967.

Data: 1967