"Frunni d'alia" è considerato il canto narrativo lucano per eccellenza. Durante la campagna di ricerca del 1952 ne sono stati documentati alcuni frammenti; è stato però il lavoro di Giovanni Battista Bronzini (La canzone epico-lirica nell’Italia centro-meridionale, vol. I 1956, vol. II 1963) a dimostrarne la peculiarità in territorio lucano: questi riteneva, infatti, che la Basilicata potesse essere considerata “per numero e qualità dei testi, il centro d’origine, o almeno, di irradiazione del canto di ‘Verde Oliva e Conte Maggio’”. Lo studioso dopo aver descritto gli elementi rituali e narrativi che compaiono nel canto sottolinea come in territorio lucano, la rappresentazione agreste del ciclo di Carnevale o di Maggio, espressa dal canto, trovasse una corrispondenza nell'essere eseguita sia al suono della cupa-cupa durante il carnevale dalle compagnie che giravano questuando per le case, sia durante i lavori di campagna “nell'una e nell'altra occasione, in talune località, i contadini che la cantano o la recitano, spesso a più voci, danno vita ai vari personaggi, creando un'embrionale azione drammatica”.