Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti. Per proseguire devi accettare la nostra policy cliccando su “Sì, accetto”.

Archivio Sonoro

Ti trovi qui:Archivio Sonoro | Archivio Sonoro Abruzzo | Fondo Di Silvestre | Le cantrici del Gran Sasso | 000 Le cantrici del Gran Sasso

000 Le cantrici del Gran Sasso

Le protagoniste di questa raccolta sono le donne cantrici depositarie del repertorio vocale della musica di tradizione orale abruzzese. L'area territoriale interessata è quella montana e pedemontana posta ad oriente del Gran Sasso d'Italia che comprende le due province di Pescara e Teramo.
Le fonti sonore raccolte testimoniano la presenza di una cultura popolare ancora viva nella memoria degli informatori ed in funzione in alcune circostanze.
Le donne, eccellenti portavoci della tradizione orale nonchè cantrici esperte nel modulare le proprie voci dai toni ora pacati ed intimi, ora aspri e forti, si sono mostrate delle instancabili esecutrici canore sia in ambiente domestico che nelle occasioni lavorative campestri. Tale predisposizione femminile al canto è in parte dovuta al ruolo subalterno che la donna ha occupato nella società contadina; in alcuni nuclei familiari di tipo matriarcale, le donne sono state detentrici di pieno potere decisionale e qui il loro canto ha assunto non più una funzione disinibitoria ma di libera espressione soggettiva.
Durante le ricerche sul campo si è notato un atteggiamento femminile più aperto e disinvolto rispetto a quello maschile, con una maggiore disponibilità nell'esternare le proprie emozioni.
La raccolta è dedicata alle donne residenti tra l'alta valle del Tavo - località di Fiano e Macchie di Farindola  e Montebello di Bertona - e l'alta valle del Fino - località di Arsita, San Pietro, Bisenti, Collemarmo, Troiano e Rufiano; la valle del Mavone - località di Colledoro e di Pretara; l'alta valle del Vomano - località di Miano.
Il repertorio comprende canti e arie sul lavoro (arie eseguite sull'aia o durante la lavorazione del lino, la raccolta delle olive, la mondatura e la mietitura del grano), canti d'amore e sdegno, ninna-nanne, canti narrativi come ballate, storie ed orazioni, canti devozionali e canti di pellegrinaggio.

 

I canti sul lavoro (tracce 001-041)

Durante il lavoro nei campi i braccianti hanno cantato le canzoni popolari appartenenti a generi diversi come le serenate, gli stornelli, le ballate le storie edaltro ancora. Vi sono tuttavia dei motivi melodici strettamente connessi alle varie pratiche lavorative tra cui la raccolta delle olive, la mietitura e la mondatura. Tali motivi sono identificati da cantori e cantrici con le seguenti denominazioni: aria a cojë la livë (aria a raccogliere le olive), aria a mmetë (aria a mietere), aria alla romana (d'uso ed appresa nell'agro romano), aria alla giuliese (d'uso nell'agro di Giulianova - Te), aria a munnà lu ranë (aria della mondatura del grano). Dicasi ugualmente per alcuni testi poetici monostrofici che presentano temi specifici connessi maggiormente alla raccolta delle olive ed alla mietitura; altri temi ricorrenti riguardano il sentimento d'amore e sdegno. Ricorrenti sono anche gli stornelli a suspettë (a dispetto) in cui i cantori si beffeggiano attraverso la disputa canora. La modalità esecutiva dei canti sul lavoro può essere o monodica o polivocale. Nell'esecuzione a tenzone la prassi è monodica mentre nei canti ariunitë (a più voci) la polivocalità è a due voci che, partendo all'unisono, si muovono per terze parallele.

 

I canti della religiosità popolare (tracce 042-092)

Le cantrici del Gran Sasso sono a conoscenza di canti religiosi paraliturgici che, dedicati a Gesù, Maria ed ai santi, si possono classificare in: canti devozionali e di pellegrinaggio, canti di veglia e canti narrativi. Particolare interesse destano i canti della Settimana Santa come La passione di GesùIj vulere che scesse la lune, E mo esci Gesù Criste, E tu alzati surelle. La loro arcaicità emerge dalla presenza di andamenti melodici ricchi di decorazioni melismatiche più o meno ampie e intense, da passaggi di microintervalli e da appoggi di voce sul tessuto fonetico del testo verbale. Spesso la parola cantata viene smembrata con nette cesure e le sillabe di fine verso sono rette da lunghe note senza tempo. Ne deriva uno stile che rimanda alle fonti della devozione penitenziale tardo-medievale.
Nutrita la presenza, nel repertorio religioso delle cantrici del Gran Sasso, delle orazioni, che Paolo Toschi ritiene proprio di origine abruzzese. Questi antichi canti narrativi, che rappresentano le forme di culto in cui riaffiorano sottofondi di riti e concezioni pagane, sono ispirati dalle leggende agiografiche e moraleggianti del medioevo o dalla Bibbia e dai vangeli apocrifi. Le orazioni eseguite presentano nella quasi totalità un impianto melodico unico che si ripete per ciascuna di esse; tale prassi ha facilitato l'apprendimento dei lunghi testi narrativi.
I canti di pellegrinaggio qui proposti comprendono invocazioni e domande di grazia rivolte a Gesù, alla Madonna, a San Venanzio e in particolare a San Gabriele dell'Addolorata di Isola del Gran Sasso (Teramo).
I canti su Sant'Antonio Abate eseguiti dalle cantrici del Gran Sasso sono inseriti nella raccolta specifica dedicata al santo.

 

Serenate, stornelli e ninnananne (tracce 093-117)

Il canto monostrofico comprende esempi di stornelli (strufette) e serenate. Nei primi la struttura poetica è data dal distico di endecasillabi piani A-B, assonanti o a rima baciata, che nella fase esecutiva, si dilata con la ripetizione di interi versi o di emistichi o con l'aggiunta di parole nonsense generando così nuove strutture strofiche; nelle serenate le strofe sono di quattro versi di settenari e ottonari assonanti o a rima baciata piani con l'ultimo tronco.
Il distico presenta frasi autonome a senso compiuto che vengono cantate in forma amebea, a tenzone o a dispetto (strufette a suspette).
I processi di trasformazione e deterioramento delle strutture culturali tradizionali hanno defunzionalizzato le serenate e gli stornelli che permettevano ai cantori di esternare, attraverso una struttura comunicativa formalizzata, desideri e sentimenti di amore e sdegno che non sarebbero stati accettati se espressi nella forma del discorso diretto.
Tra le serenate generiche più conosciute si cita la versione Faccitë alla finestra mentre, legato al rituale delle nozze, è assai diffuso il canto del distacco La partenza che affronta il tema nostalgico dell'allontanamento della sposa dalla propria casa.
In questa sezione sono inserite anche le ninnananne che, probabilmente, rappresentavano per la donna della società contadina un'occasione di intimo sfogo liberatorio.  

 

I canti narrativi (118-168)

In questa sezione sono raccolte le ballate e le storie che caratterizzano il repertorio narrativo delle cantrici del Gran Sasso. Le esecuzioni vocali sono in forma monodica o polivocale (con due voci che procedono per terze) con andamenti omoritmici o melismatici su impianti scalari sia tonali che modali. La tecnica vocale utilizzata presenta sovente l'emissione a gola stretta con stop glottali e cesure sulle parole; tecnica diversa da quella utilizzata dalla cantrice Carmela Di Febo che affida la narrazione melodica  ad un'emissione dai toni intimi e pacati.

Le ballate

Il fenomeno della diffusione delle ballate in terra d'Abruzzo è coinvolto in processi di modificazione, contaminazione e  modernizzazione.
E' difficoltoso risalire ad una precisa provenienza e appartenenza di ciascun canto: risalenti a epoche e luoghi diversi, sono stati diffusi sia oralmente che attraverso la stampa e la divulgazione dei fogli volanti e dei libretti ottocenteschi.
Alcune ballate, come Il cacciatore del bosco, sono da ritenersi di recente formazione; altre, come la Cecilia e La pesca dell'anello, appartengono al repertorio dei fogli volanti o dei canzonieri militari, come La sposa mortaIl Marinaio e Il marito giustiziere sembrerebbero proprie dell'Italia centrale considerata la larga diffusione in quest'area e la scarsa testimonianza nelle regioni settentrionali; Donna Lombarda e La sposa morta rientrano invece nel corpus narrativo settentrionale. Un esempio di contaminazione è rappresentato da La fantina in cui si utilizzano elementi narrativi mutuati da ballate provenienti dal nord Italia: la prima parte del testo rimanda a La bevanda sonnifera (Nigra, 77) mentre la seconda riprende alcuni aspetti da La fuga (Nigra, 15), Il corsaro (Nigra, 14) e Un'eroina (Nigra, 13); il finale è quello di Fiore di tomba  (Nigra, 19) per la presenza del tema "tomba, rose e fior". Nella classificazione delle ballate si è visto come alcune, non riconducibili ad un unico e chiaro filone tematico, assumano una propria entità testuale-musicale come per La fundanella (vedere raccolta Carmela Di Febo).  Quest’ultima ha sì un riscontro con La bevanda sonnifera per i personaggi ma il racconto e la melodia seguono qui nuovi percorsi.

  • Genere: Audio